Sono tanti i quartieri, le strade e persino i condomini che si fregiano della certificazione COVID-Free, una patacca ottenuta dopo aver fatto fare un test sierologico -peraltro scarsamente affidabile- a tutti i componenti di quella comunità. Un po’ inquietante, anche perché, se proprio occorre rassicurare, lo stesso si potrebbe fare per i suicidi, gli stupri, la tubercolosi, il fumo di sigaretta, i gatti neri, il morbillo, i vasi di fiori dai cornicioni, gli scippi e così via. Niente di più illusorio o precario. Già da qualche giorno facciamo finta che il virus sia sparito, ma questo certificato di garanzia potrà comunque essere esibito, magari sotto forma di adesivo da attaccare sulla porta dei ristoranti, accanto alla segnalazione di una delle tante guide gastronomiche. Chi visita una zona COVID-Free, potrà sentirsi al sicuro se qualcuno gli starnutisce in faccia? O non verrà visto piuttosto come un ospite sgradito, in grado di turbare quel fragile equilibrio immunologico? Ci piace molto l’idea di non doverci più preoccupare di essere assaliti alle spalle da Sars-CoV-2 o come diavolo si chiama il maledetto. Invece la guerra non è vinta, è solo agli inizi: il virus è endemico, vive tra noi. Basterà che il primo cafone senza mascherina in arrivo da uno dei tanti altrove dell’universo canti ad alta voce per ribaltare la situazione. Meglio farsene una ragione. E tuttavia all’ingresso delle città i sindaci stanno già facendo installare dei cartelli dove oltre a dargli il benvenuto in tutte le lingue, rassicurano chi arriva con la scritta: Comune COVID-Free. Non importa se qualcuno pensa che sia ridicola. A questo ci pensa già un’altra insegna prestigiosa: quella di Comune Denuclearizzato, la più grande bufala che si potesse inventare.
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
E invece la guerra non era vinta, era solo agli inizi (da LA LEGGENDA DEL COVID-FREE – Editoriale di Marco Schintu