In occasione del battesimo del fratellino, il quattrenne Henri Marie Raymond de Toulouse Lautrec (1864-1901) si avvicinò come gli altri al registro della chiesa per firmare. Al richiamo della madre, che gli obiettò che non sapeva ancora scrivere, rispose: “Che importa, farò un bove”. Non c’è dunque da stupirsi se, usciti entusiasti dalla bella mostra di Palazzo Blu a Pisa, siamo rimasti delusi dalla lettura dell’epistolario del celebre pittore della belle époque, “La mia matita va” (edito da viadelvento), composto com’è da semplici comunicazioni di servizio ad amici e parenti e pressanti richieste di denaro alla madre (“Send money”). Inutile cercare pensieri sull’arte o sulla vita da parte di un artista per il quale disegno e scrittura coincidevano, anzi, come disse di lui il poeta Giorgio Caproni, “soltanto il disegno fosse l’unico mezzo grafico a lui concesso, o da lui scelto, per scrivere”. Inutile voler leggere tra le righe riflessioni introspettive o irruzioni della memoria da parte di colui che volle essere cantore del presente e poeta dell’effimero, affascinato dalla gioventù, dall’azione, dal gesto rapido della ballerina o dall’onda colorata di una gonna. “Ho tentato di fare il vero e non l’ideale”, confessa all’amico Etienne Devismes. Figlio di due cugini primi e dunque minato da una malattia cronica alle ossa, Toulouse-Lautrec racconta nelle lettere il calvario di cadute e fratture di femori e gambe, accenna alla sua vita di bohémien, scrive a Théo van Gogh le condoglianze per la morte del fratello Vincent, si lamenta con la madre di averlo fatto sorvegliare da una governante che le riferisse la sua vita sregolata e dispendiosa e, prima di morire di sifilide, consiglia fermamente il cugino Robert, giovane dalle velleità artistiche, di continuare a studiare, anziché “abbordare lo sporco lavoro di pittore, che costa più di quel che rende. Io ne so qualcosa”.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
da Moulin Rouge (1952) diretto da John Huston ispirato alla vita del pittore francese Henri de Toulouse-Lautrec. Con Jose Ferrer