LA MOTO DI BABELE


Editoriale del 12 febbraio 2018

Viaggiare su una moto è un po’ come parlare il linguaggio di Dio riferito da Paul Auster nella Trilogia di New York, dove un personaggio nella primissima infanzia è costretto da un folle padre teologo a nove anni di buio e silenzio, nella speranza che da questi scaturisca un dialetto immune dalla frattura che separa parole e cose. Due ruote vi proiettano nella velocità anarchica, nell’aristocrazia del movimento, lungo la linea retta dei finneghismi. Azzoppato il bolide, in due giorni di trasporto pubblico ho ascoltato altrettante tirate razziste, innescate dal pistolero di Macerata. Ma quando mi son ritrovato senza cambio per il biglietto è stato Abuba, disoccupato ghanese, a sfilare dal portacarte l’unica banconota da cinque, e pagarmi la tratta per intero. La proprietà è oblio, Babele. Il bene comune è possibilità e attrito, la strada lenta è vangelo e giornalismo: qui balbetta l’insostenibile favella divina. La Poderosa BB ora sta bene, possiamo sfrecciare di nuovo fra le generose praterie della finzione.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

Due ruote vi proiettano nella velocità anarchica, nell’aristocrazia del movimento, lungo la linea retta dei finneghismi. (da LA MOTO DI BABELE, editoriale di Luca Foschi)

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