Una figura misteriosa affiora ogni tanto nei dipinti dell’arte contemporanea; è alta, solenne, avvolta in un manto e non vedremo mai il suo volto perché è sempre di spalle. Per Giorgio de Chirico è un oracolo, per Arnold Böcklin è un morto, per Caspar David Friedrich è un monaco sulla spiaggia. Per chiunque sappia vederla può essere un’affascinante presenza metafisica, una guida verso l’impalpabile confine che, dentro di noi, finge di separare l’immanenza dalla trascendenza, la vita dalla morte, la veglia dai sogni. Ne “L’enigma dell’oracolo”, di Giorgio de Chirico, la guida riflette sul mistero della nostra presenza in uno spazio che possiamo osservare, toccare, ascoltare, persino respirare, ma che non riusciamo a capire. Oltre una tenda nera mossa dal vento lei vede dall’alto un paesaggio sconfinato, ma a noi è concesso solo di intuire un paese sormontato da un cielo nuvoloso. Ne “L’isola dei morti”, di Arnold Böcklin la nostra guida è su una piccola barca e sta per attraversare un passaggio di pietra; entrerà nello spazio chiuso di un’isola circondata da rocce altissime. I cipressi svettano tetri, la barca è guidata da un vogatore nero, sulla prua c’è una bara avvolta in un drappo bianco e coperta di fiori, dietro la bara, avvolta dallo stesso drappo c’è la nostra guida. È il cadavere, ed è in piedi. La sua presenza assorta e solenne è l’ossimoro della morte. Nel “Monaco in riva al mare”, di Caspar David Friedrich, la guida è in perfetta solitudine. Appare piccola – ma non perduta – in una combinazione sterminata di spiaggia, cielo e mare. Lo scrittore Heinrich von Kleist dice che, vedendo questo dipinto, “uno sente come se le proprie palpebre fossero state strappate via”. È l’effetto che la nostra guida voleva suscitare: una visione che non prevede il sonno. O forse un sogno che pretende gli stessi diritti civili della veglia.
Filippo Martinez (Storico dell’arte contemporanea)
“Una visione che non prevede il sonno. O forse un sogno che pretende gli stessi diritti civili della veglia”. Da LA NOSTRA GUIDA, DI SPALLE – Editoriale di Filippo Martinez (Storico dell’arte contemporanea)