Certe volte mi viene da pensare come sarebbe se anche i cani sapessero parlare. Il che mi porta a riflettere che proprio l’arte di dire parole serve a comunicare, a discutere, ma anche a complicare e a influenzare il comportamento stesso.
Potrei rimproverare il mio cane, come mi capita, ma con l’uso della parola le cose cambierebbero:
– Cosa vuoi? ma lo sai che sei insistente?
– Cosa ti costa, portami a passeggio.
– Ho da fare.
– Cosa avrai da fare, un solitario al computer?
– Adesso non ne ho voglia.
– Io invece sì. Non ti importa di me.
– Ah sì? E quei bocconcini chi te li ha comprati?
– Ti dico io dove puoi metterli. Non mi compri con i bocconcini. Non usciamo da molto.
– Da tre giorni.
– Da dieci giorni. Dieci giorni che non vedo quella cagnetta.
– Ma che ti frega a te. Non è tempo di calore questo.
– Che c’entra? Tu allora, perché ti guardi i filmini di quella tipa che vive in America?
– Ma è diverso. Noi umani amiamo l’estetica, il bello fine a se stesso.
– Banale. Ma non l’hai sentito Proust?
– Che cane è?
– Quale cane. È uno scrittore. “È facile mettersi con le donne belle, ci vuole fantasia a mettersi con le brutte”.
– Mi vuoi dire che sei diventato proustiano? Tu? Che ti faresti anche uno scorfano perché ogni lasciata è persa.
– Certo. Perché noi cani non siamo razzisti estetici.
– Va bene, va bene. Che bello sarebbe se foste privi della parola, senza bisogno di precisare sempre. Prendi il guinzaglio che andiamo, ma non fare come fai tu, non tirare, non dare strappi e non fermarti ad attaccare discorso con tutte quelle che trovi.
– Ma allora cosa esco a fare?
– Ti ho detto solo di non esagerare, lo sai. E se vedi un pitbull lascia perdere. E quando dico torniamo che sia. Capito?
- Che rottura. Quanto vorrei un padrone di razza pensionato, di poche parole, grandi gesti.
Nino Nonnis (Zoo Roastro)
Certe volte mi viene da pensare come sarebbe se anche i cani sapessero parlare. (da LA PAROLA AI CANI – Editoriale di Nino Nonnis)