LA PIETÀ DI UN CANGURO


Editoriale del 3 febbraio 2016

Buongiorno Sig. Canguro, la ringrazio per aver concesso quest’intervista. Per prima cosa desidero porgerle le mie più sentite condoglianze per la sua recente perdita.
– Grazie
Se non le dispiace, vorrei andare subito al punto. Il 13 gennaio scorso, un fotografo l’ha ritratta mentre, difronte al suo cucciolo, stringeva tra le zampe il corpo senza vita della sua compagna. La foto, una sorte di Pietà animalesca, ha fatto presto il giro del mondo, ma il sentimentalismo che tale immagine avrebbe potuto suscitare, è stato subito smorzato dalla scienza. La spiegazione non lascia spazio a dubbi: lei, inconsapevole della morte della sua amata, stava semplicemente tentando un accoppiamento. Cosa ci può dire a proposito?
– Lei mi chiede cosa sia successo. Bene, non lo so. Ossia non so perché abbracciassi il suo corpo. Ero agitato, disperato, confuso. Lei non si muoveva, non si alzava. Non capivo e non volevo, con tutte le mie forze, vederla morta. Quello che posso dirle, però con certezza, è che mi ha sorpreso la presunzione di voi uomini. Voi pensate di capire e di sapere, sempre tutto. Ciò mi ha fatto riflettere. Ho pensato alla passione con cui Romeo unisce le sue labbra a quelle fredde di Giulietta. Ho pensato a Quasimodo che si lasciò morire, abbracciato al corpo esanime di Esmeralda. Ho pensato a Eros e Thanatos. Ho pensato alla splendida poesia che Pablo Neruda dedicò alla sua Matilde
“…Morirò baciando la tua folle bocca fredda,
abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo,
cercando la luce dei tuoi occhi chiusi
Così quando la terra riceverà il nostro abbraccio
andremo confusi in una sola morte
a vivere per sempre l’eternità di un bacio.”
Ho pensato che persino ai vostri bambini, raccontate di un Principe che, incapace di accettare la morte della sua amata, bacia delle labbra che sono diventate oramai più bianche della neve. Giudicate me una specie di necrofilo pur sapendo bene riconoscere, ma solo nella vostra specie, le grida silenziose di un amore che non vuole cedere il passo alla morte. Ho pensato a questo e ho provato a capire, ho provato a capirvi, ma perdonatemi, non ci sono riuscito.

Monica Mazzotto
(Biofila di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Notre-Dame de Paris musical scritto da Luc Plamondon e messo in musica da Riccardo Cocciante (tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo). Il libretto in italiano è di Pasquale Panella.

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