LA PUBBLICITÀ


Editoriale del 25 gennaio 2019

 

Se per la pubblicità si spendono un sacco di soldi vuol dire che c’è un tornaconto.  Se tutti facessero come me, sarebbe però una spesa inutile. Un programma o un film me lo registro, e quando vado a vederlo, appena c’è la pubblicità vado avanti e la salto. Quando non la salto ne approfitto per un caffè o fare una telefonata. Non dobbiamo lasciarsi asservire. “Dove c’è Barilla c’è casa”, bello, tranquillizzante, però non c’è bisogno di spendere. Io ho un pacco di pasta Barilla del 2002, conservato in bella vista in cucina. Basta quello. Alcuni richiami sono insensati, come evidenziava Umberto Eco. “Compra maglioni xxx, così sarai unico e ti distinguerai”. Non c’è bisogno che la spieghi. Alcune pubblicità sfruttano la falsificazione. Un gruppo di amici rientrano dal mare, in una casa abusiva molto elegante e si aprono una bottiglia di whisky. Qualcuno si toglie lo sfizio di arredare il proprio sottano con uno whisky invecchiato 20 anni. Ci guadagnano le imitazioni. Giri con una borsa da 1500 euro e l’hai pagata 30 euro dopo lunghe contrattazioni. Per scoprire il falso basta vedere chi la porta, e come si atteggia, talvolta. C’è un campo dove la pubblicità non viene ancora utilizzata: “Preferite una russa da 600 euro o tre cubane da 200?”.  In certi casi vogliamo beneficiare di ciò che indossiamo, dei gadget che usiamo. La rincorsa dello status symbol. In questo trascuriamo le scarpe, che sono decisive se accavalliamo le gambe e si vede un buco nella suola. Quello che importa è spesso la comunicazione del valore monetario dell’oggetto. Ma cosa succede quando regaliamo una lampada particolare di grande design? Regaliamo un oggetto che costa 600 euro e l’altro pensa che l’abbiamo pagato 40. Gli americani, che sono figli di Dewey, e quindi pratici e pragmatici, risolvono facilmente l’equivoco: lasciano in quel caso il segnaprezzo, così l’altro si rende conto e tratta l’oggetto con la giusta cura. Gli italiani, qualora venisse di moda questo accorgimento, curerebbero l’accorgimento stesso,  procurandosi dei falsi segnaprezzo.

 

Nino Nonnis (Sa Cavana di Aristan)

Se per la pubblicità si spendono un sacco di soldi vuol dire che c’è un tornaconto (da LA PUBBLICITÀ – Editoriale di Nino Nonnis)

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