Fino a pochi anni fa per gli italiani la resilienza era solo un tatuaggio esibito su chiappe di tendenza. Poi arrivò il COVID e la resilienza diventò la capacità della popolazione di affrontare le avversità e di superarle senza snaturarsi. Oggi è il pilastro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e più in generale del modo in cui il mondo affronta i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. Non sono in pochi però a sostenere che mettere l’accento sulla resilienza aumenti la passività e la rassegnazione delle persone. Si solleva il livello del mare? Mi adatto, sposto la mia casa cento metri più in alto. La città è invasa dai topi e dai cinghiali? Ci convivo, gli do persino da mangiare. Ci si abitua a tutto. Eppure per eliminare topi e cinghiali dalle città basterebbe far sparire i rifiuti dalle strade.
Marco Schintu (Ufficio pesi e misure)
“Poi arrivò il COVID e la resilienza diventò la capacità della popolazione di affrontare le avversità e di superarle senza snaturarsi.”
Da LA RESILIENZA – Editoriale di Marco Schintu (Ufficio pesi e misure)