LA SETTIMANA BIANCA


Editoriale del 6 gennaio 2015

Se i vostri figli non hanno la passione dello sci, lasciateli a casa. Già “Io e te” di Nicola Ammaniti descriveva l’odissea claustrofobica del giovane protagonista, che fingeva di essere in settimana bianca con i compagni di scuola, mentre si era chiuso nella sua cantina romana, qualche piano sotto l’abitazione dei genitori. Ma leggetevi soprattutto “La settimana bianca”, l’inquietante Bildungsroman alla rovescia di Emmanuel Carrère edito da Adelphi, nel quale si racconta la gita scolastica sulla neve di una classe delle elementari. Protagonista è il bambino Nicolas, timido e introverso, oggetto di scherno da parte dei compagni fin da quando arriva allo chalet accompagnato in auto dal padre apprensivo, che non si fida del pullman sul quale viaggia la scolaresca. Dal momento che il genitore dimentica di scaricare lo zaino del figlio, il disagio di Nicolas aumenta nel trovarsi privo di abiti, pigiama e attrezzatura sciistica. Buon per lui che un febbrone da cavallo lo isola dalla compagnia e lo trae d’impaccio, lasciandolo solo a crogiolare l’influenza nel caldo di un letto. Il romanzo prende un’inaspettata piega gialla quando un bambino del paese viene rapito e poi ritrovato barbaramente ucciso. A quel punto Nicolas, in cerca di un improbabile riscatto, si dà arie da piccolo Nero Wolfe e convince il più temibile e sfrontato dei compagni di saperla lunga sulla dinamica dell’omicidio. Inventandosi indizi e informazioni, dichiarandosi testimone oculare della presenza di un tipaccio che si aggira nei dintorni con una torcia e un camioncino, suscita il rispetto e l’interesse del ragazzaccio da cui era stato fino ad allora preso di mira. Con il timore però di non riuscire più a tornare indietro né a raccapezzarsi in quella sarabanda di pericolose frottole. Si aggiunga che nel frattempo Nicolas, che stravede per un maestro che gli mostra amicizia e comprensione, si è finto sonnambulo, ha avvicinato una coppia di poliziotti che indaga sul delitto ed è ossessionato dal ricordo di un libro di racconti dell’orrore. La conclusione, di spietata tragicità, arriva implacabile, ma ovattata, fra i palpiti di quel cuore in formazione, come la neve che scende nel bosco. Mentre, crudele leit-motiv, scorrono le fantasie di corpi disarticolati: le protesi di plastica di gambe e braccia che occupano il bagagliaio del padre, rappresentante di materiale chirurgico, si mescolano con toni sinistri alle dicerie su traffici di organi e su bambini rapiti al luna park, agli esercizi di respirazione per rilassare le membra dei piccoli sciatori si sovrappongono le immagini del ragazzino smembrato dal maniaco. Tutte prefigurazioni di un’infanzia destinata a finire in frantumi.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

da Fantozzi contro tutti (1980) diretto da Paolo Villaggio e Neri Parenti.

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