Il concetto di mimesi rimanda all’attività dell’artista come rappresentazione visiva della realtà. C’è però un altro significato del termine che si riferisce ai processi nei quali la coscienza cede il passo a uno strato più profondo, in cui l’uomo si manifesta nella sua totalità, come simbiosi di mente e corpo, e che indica l’espressione dei sentimenti attraverso il movimento e suono, come nella danza.
I due significati sembrano inconciliabili: ma l’arte frantuma ogni barriera ed ecco Il grido di Munch, che rompe in modo traumatico la simmetria del silenzio e della tela bianca e fa uscire da quest’ultima, attraverso l’ovale della bocca che le emette, onde sonore così squassanti da mettere in movimento tutto il quadro, agitando sia l’intero corpo dell’uomo, sia l’innaturale paesaggio, desolato e poco accogliente, sia il cielo, striato d’un rosso drammatico. La magia dell’opera sta proprio nella sua capacità di ripristinare, in modo visivo, i diritti dell’ascolto e di farci sentire, attraverso questa integrazione della vista e dell’udito, l’angoscia che pervade l’umanità e coinvolge la natura.
Silvano Tagliagambe
(Iconologo di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
The scream corto d’animazione di Sebastian Cosor ispirato a L’urlo di E. Munch