Mi chiama un’amica matematica, una delle persone più intelligenti che abbia mai avuto la fortuna di conoscere.
Mi chiede di scrivere sulla solitudine dell’intelletto, di quello che provano i pochissimi che come lei vivono lontano da tutto e da tutti a creare programmi informatici, studiare fisica teorica, le costellazioni o le origini dell’Uomo.
Mi dice che essere visionari non serve più a niente e che nessuno prova un minimo di compassione per la genialità dell’altro e soprattutto per l’enorme sofferenza che questa diversità genera e produce.
Si lamenta di appartenere all’unica minoranza non riconosciuta e di essere una sottospecie in via di estinzione perché gli accoppiamenti tra i genialoidi della nostra specie sono al minimo storico.
Colpa della solitudine ripete e mi manda un modello stocastico, scritto proprio da lei anni fa, che dimostrerebbe la sua teoria in modo incontrovertibile.
Il mondo è nell’immagine e nella prospettiva che ognuno ne ha, impossibile condividerla se si viene considerati diversi, bizzarri e – spesso – insopportabili.
Penso abbia ragione, neppure gli sceneggiatori di X-Men hanno previsto dei mutanti che fossero “solo” più intelligenti di tutti gli altri.
Non c’era bisogno perché esistono davvero, camminano tra di noi, sensibili, disperati e immensamente soli.
Luca Pani
(Psiconauta ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da un documentario di History Channel su Albert Einstein