LA VITA 60 ANNI


Editoriale del 13 luglio 2018

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Sono arrivato ai 70 anni. 

Cechov parlava del sessantenne come di un vecchio, consegnato alla bolsaggine e a un decadimento precipitoso.

Io invece mi sento giovane, almeno mentalmente, e pretendo di esserlo. Guardo le donne che non sono d’altrui, anche se con frustrazioni crescenti, guido la macchina anche se ci metto sempre più tempo, mi ricordo i numeri di telefono, prendo solo quattro pastiglie giornaliere, tutte di colore bianco, e sto migliorando con la Play station. Ho perso molte delle mie capacità solo a biliardino, ma conservo ancora una buona credibilità se non mi espongo a giocare.

Anche le mie coetanee sono ancora giovanili, è difficile indovinarne l’età, mia moglie ancora non usa il bastone, e fa la ciclette, anche se poi l’aiuto a scendere.

Le ragazzine, che un tempo cercavano un padre, inconsciamente s’intende, in certi casi non sanno di avere trovato un nonno, per giunta quasi sempre dotato di nonna.

I ragazzini si sentono lusingati dall’attenzione di una cinquantenne, che ai miei tempi erano tardone o zitellone che si trascuravano da sole e si aveva l’accuratezza di frequentarle di nascosto, senza cioè menarne vanto.

Nelle vecchie foto vediamo i nostri genitori e parenti, tutti anziani, per posa, abiti, colori, compostura e capigliatura: tutti 60enni, anche a 35 e a 40 anni. I nostri stessi professori li ricordiamo sull’orlo della pensione.

Niente più spettava loro, passavano nella spirale del tempo inghiottiti nella venusta età, abbandonavano per pudore o convincimento morale, malizie e civetterie, e si consegnavano senza sussulti al ruolo di zii, ziodde, nonni e avi. Il poeta greco Mimnermo, uno a cui piaceva andare controcorrente, si augurava di non arrivare alla vecchiaia, di morire prima. Quando lo studiai, in prima liceo, mi sembrò uno che esagerava per voglia di originalità, più vado avanti e più mi si affaccia la paura di dovergli dare ragione.

Anche perché sono venuto a sapere i prezzi di certi ospizi.

 

Nino Nonnis (Sa Cavana di Aristan)

 

“I nostri stessi professori li ricordiamo sull’orlo della pensione. Niente più spettava loro, passavano nella spirale del tempo inghiottiti nella venusta età, abbandonavano per pudore o convincimento morale, malizie e civetterie, e si consegnavano senza sussulti al ruolo di zii, ziodde, nonni e avi.” Da LA VITA A 70 ANNI editoriale di Nino Nonnis

1952 “Vola Colomba” – Nilla Pizzi e l’orchestra di Cinico Angelini

 

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