Teseo comprese ben presto che il vero labirinto non era quello che lo circondava ma quello che aveva nella testa. Osservò le circonvoluzioni archetipiche, i gherigli di noce e i germogli di felce, pensò a ciò che pensava di pensare e finì di perdersi. Non fu facile e non fu immediato. Ci vogliono stagioni e ancora stagioni ripetute per disegnare un labirinto degno di questo nome, in cui ogni uomo si perda e si contenga, per poter poi essere ritrovato e ritrovarsi. Mi sovvenne il labirinto perduto che Borges immaginava inviolato e perfetto sulla cima segreta di una montagna e che io, invece, avrei finto astrale e polveroso, incalpestato e umido come il muschio che cresce sui fianchi di quella stessa valle. Lo avrei immaginato non già di sentieri che si rivoltano intersecando rovi e rami o tantomeno fiumi, province e regni ma – come quello – labirinto di labirinti, un meta-labirinto fatto di suoni e di silenzi, di parole e pause che fanno smarrire direzione e speranza. Vedo labirinti del tempo e dello spazio, che palpiterebbero cuore e anima invano, non perché la strada sia perduta e l’uscita preclusa ma perché una persona sola diventa migliaia di migliaia e tutti possono perdersi quando credono di essere al sicuro. Comprendo perché Dedalo punisca la curiosità dell’ignoto e dell’inestricabile, non tanto per l’ardire di un uomo quanto per la sua incapacità di apprezzare ciò che, egli stesso, è: tempeste di sabbia, corsi d’acqua, tramonti e aurore ovvero altri uomini e donne, altre vite intere o a pezzi. Basterebbe chiudere gli occhi e iniziare, e poi riiniziare, a sognare. Come ho appena fatto io.
Luca Pani
(Psiconauta ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Il racconto dei racconti – Tale of Tales (2015) film a episodi co-scritto, co-prodotto e diretto da Matteo Garrone. La clip è tratta dall’episodio La regina con Salma Hayek e Christian Lees