L’ADOZIONE DISTANTE


Editoriale del 16 agosto 2017

L’istinto di adozione è una forza potente, comune a tante specie animali, innescata da alcuni segnali, in genere posseduti dai cuccioli. Testa arrotondata, bocca piccola, occhi grandi e tondi, movimenti lenti, odori particolari e versi di tonalità alta, quali mugolii e cinguettii; tutti questi segnali infantili, sono una brillante strategia antipredatoria messa in atto da esseri indifesi, quali appunto i cuccioli, per bloccare l’aggressività degli adulti e stimolarne la tendenza alla protezione, persino all’adozione. Questo è valido non solo nel rapporto adulto-cucciolo della stessa specie, ma anche di specie diverse. La pubblicità, i cartoni animati e i fumetti hanno scoperto questo “trucco”. Così sono nati Calimero, Topolino, ET e tanti altri personaggi, veri concentrati di segnali infantili, studiati a tavolino per suscitare in noi simpatia e una struggente tenerezza. Perciò non mi stupisco quando, dopo solo due fotogrammi, vorrei portarmi a casa Bambi e capisco il perché mi sciolgo persino di fronte ad un cucciolo di camaleonte. Non mi sorprende che una leonessa adotti una piccola antilope a cui ha appena sbranato la madre o che una gatta allatti dei cuccioli di riccio. In quest’ottica è persino ipotizzabile che una lupa abbia veramente allevato Romolo e Remo. Tutto ciò ha un senso. Al contrario, proprio non mi capacito di come, per quanto bella, sinuosa, dotata di curve morbide e persino panoramica, si possa pensare di voler adottare una strada.

Monica Mazzotto
(Biofila di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

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