L'ALFA E L'OMEGA


Editoriale del 22 settembre 2015

Settimana esemplare, questa, per lo stato del cinema. Anche lo spettatore occasionale può avere, andando a vedere solo due film, una panoramica completa dell’intera stagione. Sono usciti infatti in contemporanea il film più bello dell’anno e quello più brutto, entrambi paradigmatici dei rispettivi generi. Il più bello è l’ultimo cartoon Pixar. Bella scoperta, direte voi, da vent’anni la Pixar sforna solo capolavori. Ma “Inside out” è particolarmente bello: emozionante e originale, ha la formula riuscita di un classico e il coraggio della ricerca del cinema più sperimentale e innovativo. L’idea geniale è quella di mettere in scena l’interiorità, secondo la lezione dei maestri come Fellini e Bergman, ma qui i massimi sistemi sono trattati con leggerezza e gran senso dello spettacolo: quattro buffi personaggi, Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto pilotano le nostre azioni, alternandosi alla guida del quadro comandi nella coscienza. Risate e commozione per tutti, scintillanti intelligenza e divertimento (si vedano la stanza dei pensieri astratti e il sacrificio dell’assurdo animale che impersona l’amico immaginario). La profondità si nasconde in superficie, diceva Hofmannsthal, e il mago Pete Docter ce le mostra entrambe, in colorata prospettiva 3D. Se, nelle storie del cinema del futuro, i nostri anni saranno ricordati come quelli dei grandi film d’animazione, un velo pietoso cadrà sulla commedia italiana contemporanea. Per cui, se vi dico che il film più brutto appartiene a questa categoria, potrete ripetere che anche qui sfondo porte spalancate. Invece “Tutte lo vogliono” di Alessio Maria Federici è un brutto speciale, che non potete immaginare se non lo vedete. Bellissima e straricca, ma frigida, la Incontrada scambia lo sfigato Brignano per un professionista del sesso capace di farle raggiungere l’orgasmo. Un soggetto già così miserabile è ulteriormente peggiorato da una sceneggiatura scritta incredibilmente a dodici mani, talmente maldestra da buttarla sul fotoromanzo romantico. Il tutto raccontato in flashback da Brignano a una scimmia. L’imbarazzante pasticcio, molto al di sotto del livello medio già infimo delle nostre commedie, fa cadere le braccia per improbabilità, recitazione dilettantesca, battute da medie e totale assenza di divertimento. Non solo non si ride mai, ma si esce depressi. Vi esortiamo ad andare a vederli entrambi, l’alfa e l’omega, magari lo stesso giorno: avrete il polso della situazione cinematografica odierna quanto chi, come me, va al cinema quasi ogni sera.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

da Totò a colori (1952), diretto da Steno, con Totò e Galeazzo Benti

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