L’ANIMA ANALFABETA


Editoriale del 18 aprile 2014

C’è chi quando legge non riesce a comprendere un testo, anche semplice: si chiama analfabetismo cognitivo. Ancora più preoccupante è però l’analfabetismo emotivo, quello di chi non riesce a provare emozioni e non sa cosa sia una passione.
Nella sua tragedia Fiesco Schiller le chiama facce di bronzo, perché, scrive, “l’ambizione ha occhi di bronzo che mai il sentimento riesce a inumidire”. Le facce di bronzo non piangono, hanno un’anima arida, statica, che non si smuove mai e non si commuove per nessun motivo. Sono tra noi ma non sono con noi, vivono distaccate, in un mondo tutto loro, fatto di certezze granitiche che non si piegano mai alle ragioni e alle esigenze degli altri. Guardano ma non vedono, abitano luoghi che dovrebbero essere spazi pubblici e consacrati alla rappresentanza dei bisogni collettivi e invece sono adibiti alla coltivazione di interessi di parte. Praticano vizi privati nascosti dietro facce di bronzo ed esibiscono pubbliche virtù senza calore, in modo stereotipato, sempre più fiacco e finto. Gli stessi inquilini di questi palazzi chiamano con disprezzo ciò che fanno «teatrino della politica», ma non sanno, o fingono di non sapere, che il teatro è passione autentica e vibrante, grido di dolore che si stempera nelle lacrime, e non fiumi di parole “troppo gelate per sciogliersi al sole”, per dirla con il grande Fabrizio de André.

Silvano Tagliagambe
(Iconologo di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Il vizietto (1978) di Edouard Molinaro con Ugo Tognazzi, Michel Serrault e in questa clip Michel Galabru

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