L’ANIMA DEL FAST FOOD


Editoriale del 25 settembre 2014

Il fast food, inteso come consumo rapido di pasti serviti altrettanto velocemente, sta perdendo l’anima. Mcdonald’s e consimili sono ormai divenuti luoghi di aggregazione sociale. Vi si danno appuntamento torme chiassose di bambini che festeggiano il compleanno o la fine dell’anno scolastico, impiegati e operai in pausa pranzo, vi si celebrano feste di matrimonio e prime comunioni. I clienti se la spassano, insomma, e la fretta è l’ultimo dei loro pensieri. Il vero fast food ha invece qualcosa di animalesco e spregevole, se ne fotte della qualità del cibo e soprattutto, oltre che rapidamente si consuma in solitudine. Non sarebbe dignitoso mostrare a qualsiasi altro essere umano tanta sciatteria e voracità. A casa chi ha fretta si avventa su tutto ciò che trova in frigorifero, che sia crudo o cotto, refrigerato o surgelato, sfuso o confezionato, ingurgitandolo senza nemmeno sedersi. Non è poi un caso che negli Stati Uniti sandwich col doppio cheeseburger, vaschette stracolme di pollo fritto o fette di pizza-cake a cinque strati vengano venduti in prevalenza nei drive thru a guidatori solitari: abbassano il finestrino, ritirano il sacchetto e compiono il delitto pochi metri più avanti, in un posto appartato, senza neanche slacciare la cintura. Bastano due minuti, e non stavano ammazzando mele o pompelmi.

Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)

COGLI L’ATTIMO

 

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da Fast Food Nation (2006) diretto da Richard Linklater, ispirato all’omonimo best-seller di Eric Schlosser. Con un cameo di Bruce Willis

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