LE ETICHETTE ALIMENTARI


Editoriale del 2 ottobre 2014

Al bancone della carne di un supermercato scelgo due bistecche di manzo senz’osso. Sono le uniche alte almeno un dito, mi era stato raccomandato, ma voglio saperne di più. Decido quindi di leggere con attenzione le etichette. Una bistecca era parte di Julius, così ho chiamato quel bovino, nato in Francia, ingrassato in Francia, morto in Italia a soli quattro anni d’età. Una breve ma discreta esistenza, non c’è che dire. Hector, all’origine dell’altra bistecca, era pure lui nato in Francia, ma si era trasferito in Romania (una decisione incomprensibile) ed era tornato giovanissimo a morire in Francia. Gran cosa la rintracciabilità. Sono sicuro che volendo, potrei ottenere di entrambi la cartella clinica, le foto dei genitori, degli zii e persino quelle della moglie del direttore del macello e dell’ultima porzione di cielo che i bovini hanno visto prima di essere uccisi. Ma non conviene mai entrare nell’intimo di chi stai per mangiarti. E infatti, cari Julius e Hector, mi è bastato leggere l’etichetta per non desiderarvi più. Vi ho sostituito con due chili di zucchine verdi, di origine ignota.

Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)

COGLI L’ATTIMO

 

da un Carosello con Gino Cervi e Fernandel

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