Definire l’arte è compito proibitivo, ma De Chirico sfiora la perfezione, quando scrive: “L’arte è la rete fatale che coglie al volo, come misteriose farfalle, i momenti strani, sfuggiti all’innocenza e alla distrazione degli uomini ordinari”. Di queste farfalle ci dà un esempio illuminante Montale nella sua lirica Non chiederci la parola: “Ah l’uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l’ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro!”. E fa male a non curarsene perché, commenta De Chirico, “Nell’ombra di un uomo che cammina nel sole ci sono più enigmi di tutte le religioni del passato, del presente e del futuro”.
Ecco perché, per riparare a questa distrazione, De Chirico fa dell’ombra la protagonista di tanti suoi quadri. Come Mistero e malinconia d’una strada, dove tutto si compie al livello di un conflitto fra ombre, una gioiosa di una bambina che corre spingendo il suo cerchio e l’altra che si profila minacciosa, immobile e in agguato, dietro l’angolo della strada.
Silvano Tagliagambe
(Iconologo di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Come nasce un’opera d’arte, un’intervista del 1973 di Franco Simongini a Giorgio De Chirico