LE RETI


Editoriale del 7 giugno 2014

Hanno studiato migliaia di individui fin da piccoli, per capire come la socializzazione cambiasse la loro indole. Uno studio serio, mica le ricerche-bidone di sperdute università dell’Idaho. Due équipe agguerritissime, quelle del dottor Pruitt di Pittsburgh e del Leibniz Institute di Berlino, hanno scoperto che l’interazione acuisce le caratteristiche iniziali dei singoli, difetti compresi, anziché smussarle. Gli aggressivi diventano più aggressivi; i remissivi, lo sono ancora di più. Di solito pensiamo che sia l’isolamento ad affilare i nostri spigoli, e la vita comunitaria renda più conformi alla massa. Specie se si bazzica sempre lo stesso ambiente. Pare che sia il contrario: nella ricerca, i soggetti che frequentavano un unico gruppo hanno accentuato le loro peculiarità, molto più di quelli privi di un contesto sociale stabile. Come se la società tendesse naturalmente a favorire la specializzazione, per raggiungere meglio gli obiettivi comuni. Infatti gli individui seguiti dal dottor Pruitt sono riusciti, in alcuni casi, a creare tra loro reti complesse e costruzioni elaborate, per esempio trappole grandi come automobili, capaci di bloccare topi o uccelli. Il che, per essere dei ragni, non è niente male.

Giuseppe Meloni
(Serendipiterapeuta di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Il nido del ragno (1988) diretto da Gianfranco Giagni

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