Sulla Repubblica del 20 luglio, Michele Serra racconta di aver incontrato, in una sagra di paese, una “deliziosa signora anziana con il golfino rosa”, spaventata dalla quantità di africani in circolazione. “Sul corso non si può più camminare”, gli avrebbe sibilato accorata,”ormai sono tutti dei loro”. La divisione del mondo tra “noi” e “loro” è sempre la stessa: ateniesi e persiani, romani e barbari, americani yankee e russi comunisti (Frank Zappa intitolò un suo album capolavoro “Them or us”). Siccome Serra è intelligente, confidavo che avesse pietà della vecchietta. Infatti continua così: “sorrido e non replico, un poco per rispetto dell’età, un poco perché so che la discussione sarebbe inutile”. Bravo Michele, penso, avrei fatto lo stesso anch’io. E poi mi aspetto di seguito una bella predica forte e sicura sull’uguaglianza di tutti gli uomini del mondo, di ogni colore e provenienza. Infatti Serra sembra prendere quella direzione, affermando che sul corso ci cammina tutti i giorni anche lui, vede quello che vede la nonnina, ma ne ha una percezione diversa. Bravo Michele, penso, avrei detto lo stesso anch’io. Ora arriverà, gongolavo, una gagliarda tirata sulla bellezza di un panorama umano mescolato, contro l’ottusa diffidenza verso il nero, il giallo o l’albino. Macché, Serra dichiara che lui ha provato solo “un leggero disagio”, non certo “un impedimento al mio passaggio o un attentato alla mia identità”. Colpo di scena: sente “un leggero disagio” in mezzo agli africani. Esattamente come la nonnina: lei mica ha detto che i neri le impediscono di passare né sarà attrezzata per elucubrare su attentati all’identità. Serra prova lo stesso disagio della vecchietta, solo più leggero. Mi pare ovvio che, se Michele Serra, l’intellettuale progressista doc, il papa del giornalismo di sinistra, sente “un leggero disagio”, zia Ernestina sentirà un disagio quasi intollerabile. Da una parte la sincerità di Serra è lodevole, dall’altra è allarmante che una delle voci più autorevoli di Repubblica, il guru dei benpensanti dell’accoglienza, dopo aver ironizzato sulle paure di un’anziana per i migranti, concluda che lui, imbevuto com’è di contravveleni umanitari e cultura illuminata, si limita a “un leggero disagio”. C’è bisogno di qualche fine analista politico per spiegare il successo crescente della Lega? Rispetto a Serra pensavo di essere quasi di destra, eppure non ho mai provato il benché minimo disagio con i neri per strada. Anzi, io che vado poco all’estero per problemi di aereo, sono contento che vengano loro da me. Non vi dico poi i musicisti neri che affollano Umbria Jazz che simpatia mi fanno! “Un leggero disagio” io l’ho provato invece a leggere l’articolo di Serra, perché hanno molte ragioni quelli che mettono in guardia contro un’immigrazione incontrollata, ma se anche Serra è infastidito (pur leggermente) dai migranti, buonanotte al secchio. È normale che esistano gli atei, ma se il papa si affacciasse da San Pietro ed esprimesse un leggero dubbio sull’esistenza di Dio, proverei “un leggero disagio”. Ormai solo razzolando da quelle parti si può trovare un’apertura senza riserve: papa Francesco, che nel suo ruolo forse perfino esagera da come sembra credere più nell’accoglienza che alla Madonna di Medjugorje. E soprattutto Dio: che è onnisciente, ma il concetto di straniero gli manca proprio e a provare a spiegargli la differenza tra “noi” e “loro” faremmo una figuraccia biblica.
FABIO CANESSA (Preside del Liceo Qujiote)
“Sulla Repubblica del 20 luglio, Michele Serra racconta di aver incontrato, in una sagra di paese, una “deliziosa signora anziana con il golfino rosa”, spaventata dalla quantità di africani in circolazione. “Sul corso non si può più camminare”, gli avrebbe sibilato accorata,”ormai sono tutti dei loro”.
Da UN LEGGERO DISAGIO – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Qujiote)
RAI 1 GIANNI AGUS E UGO TOGNAZZI (1958)