L'EREDE


Editoriale del 20 gennaio 2019

Sono l’erede universale.

Possiedo tesori inestimabili, inalienabili, inimmaginabili. Polvere di stelle portata dai venti galattici di lontanissime supernove esplose nel buio.

Possiedo miliardi di umani, e i loro sogni. Sono Spinoza e Quijote, Cleopatra e Archimede, Attila e Lady Chatterley, Paracelso e Morgana, Hitler e Aureliano Buendía, Gesù e Cappuccetto Rosso.

Le mie ricchezze sono così vaste che per concepirle devo dimenticarle.

E dimenticarmi.

So che il mio nome è una convenzione fantasiosa e tragica.

So che la mia data di nascita è un esercizio di umorismo involontario.

So che l’attimo della mia morte è la sciocca finzione di un poeta minore.

Lo so. Lo so benissimo.

E ascolto Martha Argerich.

Filippo Martinez (Erede universale)

 

So che il mio nome è una convenzione fantasiosa e tragica. So che la mia data di nascita è un esercizio di umorismo involontario. So che l’attimo della mia morte è la sciocca finzione di un poeta minore. Lo so. Lo so benissimo. E ascolto Martha Argerich”. Da L’EREDE – Editoriale di Filippo Martinez (Erede universale)

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