LETTERA D'AMORE PER IL PIRATA LONG JOHN SILVER


Editoriale del 10 novembre 2014

Ho avuto la fortuna di leggere “La vera storia del pirata Long John Silver” di Björn Larsson (Iperborea, euro 18,50) da vecchio, quando nel baule dei giorni rimangono il solido buio del conoscere e qualche cerino. Uno di questi è che la letteratura profonda è solo per i bambini e che ci vuole molto coraggio e molta solitudine per diventarlo ancora, remare contro l’esperienza, e che gli adulti dominano e degradano il mondo nel frattanto, decidono in salotto mentre i piccoli si interrogano sulla bellezza del rosso o del blu oltremare, nella camera dei giochi. I pirati appartengono all’enorme famiglia storica della Minoranza, un’ispida, sanguinosa, ruttante replica alla legge. Fiumi di rum, vasti deserti di mare, la parola del vento, puttane a Bristol o Kingstone, truculenti abbordaggi, lune silenziose e splendenti e solo le buone storie per sconfiggere noia, malinconia e analfabetismo. Incastonato al centro di tale minoranza c’è Long John Silver, che molti di voi ricorderanno nell’Isola del Tesoro di Stevenson. Il quartiermastro del leggendario capitano Flint. A terra chiamerebbero l’opera di Larsson un esercizio metaletterario. Silver, semplicemente, racconta la propria storia senza menzogne. La verità è premessa sediziosa. Così, fin dalla prima pagina e con la coperta sugli occhi e la lampada a bagnare le pagine soltanto, ho seguito la sua esistenza di pirata, amando lo spettacolo glorioso dell’individualismo assoluto che si sposa con la realtà del cosmo e l’astrazione della giustizia. Da allora consulto Silver quando devo prendere qualche decisione importante. Non è solo. La ciurma è composta da tante altre anime dannate, e imperiture. Non è infrequente che nel consiglio di bordo venga messo in minoranza. Gli ammutinamenti sono repentini e virulenti come le procelle in mare. Accade sempre quando commetto l’errore di imporre il mio volere trucidando qualche marinaio. Quando, cioè, il potere offende la comunità degli uomini liberi. Liberi a oltranza, confinati solo dai continenti pavidamente conosciuti nel subbuglio dei porti. Liberi da tutto, soprattutto da se stessi. Leggetelo se vi capita. La legge potrebbe impiccarvi in piazza. Ma avreste una storia da raccontare e l’immortalità assicurata. All’inferno naturalmente. Ammesso che esista, direbbe Long John Silver.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

COGLI L’ATTIMO

 

da L’sola del tesoro (Treasure Island 1972 diretto da Andrea Bianchi e John Hough. Orson Welles è Long John Silver

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