Un io solitario si avventurava spaurito, senza capacità d’orientarsi e senza meta, in un groviglio intricato di sentieri. A un tratto si rese conto che era inutile e pericoloso procedere così alla cieca e una voce interiore gli consigliò di tornare indietro, seguendo le tracce del cammino fatto. Sembrò suggerirgli anche che la ricerca della via del ritorno sarebbe stata più agevole se anche il suo nome fosse stato letto al contrario. Così io, diventato “oi”, riuscì a rintracciare il punto di partenza e qui si fermò, chiedendosi che fare.
Vide di fronte a sé una moltitudine di possibili percorsi e si sorprese a pensare: “Dunque ho n possibilità tra le quali scegliere. Ora mi chiamo oi e se tra le svariate opzioni ne seleziono una, questa sarà una delle n. Se avrò preso la via giusta questa entrerà a far parte di me, della mia vita, della mia condizione personale e potrò così dire che questa n entra in simbiosi con me, fa tutt’uno con oi. Avrò quindi il diritto di chiamarmi “noi”. Fortificato da questa consapevolezza prese senza più esitazione l’itinerario che gli ispirava maggiore fiducia e, avanzando, lo trovò popolato di altri esseri come lui, non solitari però, bensì legati tra loro da una serena confidenza e da una forte fiducia reciproca. Questo lo rallegrò molto: decise che quella era la sua strada e che d’ora in poi si sarebbe chiamato noi e avrebbe vissuto in mezzo agli altri, parlando con loro, scherzando con loro, soffrendo con loro, se ce ne fosse stato motivo, aiutandoli e sentendosi aiutato. E, reso forte da questa nuova coscienza, visse per sempre felice e contento.
Silvano Tagliagambe
(Epistemeudomonologo di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
O surdato ‘nnammurato da Napoli. Nà! di Gigi Oliviero, con Elena Bonelli