LO SCRITTO PARLATO DEL GENIALE CÉLINE


Editoriale del 20 ottobre 2020

Se fra i mille premi letterari annuali ne esistesse uno incentrato sulle ristampe pubblicate dall’editoria italiana, dovrebbe vincerlo la Quodlibet per avere ora riportato sugli scaffali dei librai “Colloqui con il professor Y”, un Céline doc, dimenticato da mezzo secolo. Un autoritratto d’autore, vergato nello stile inconfondibile dello scrittore di “Viaggio al termine della notte”, dove Louis-Ferdinand Céline immagina di essere intervistato da un giornalista sui segreti della sua scrittura. Ma gli schemi dell’intervista saltano subito: l’intervistatore, un fantomatico professor Y che presto si trasforma in un Colonnello, litiga subito con il riottoso intervistato. Il colloquio diventa un battibecco assurdo degno di Beckett, l’intervistato si scatena in invettive contro il mondo intero, e tutto finisce in un epilogo demenziale, perché il professore-colonnello, vittima di incontinenza urinaria, viene depositato addormentato negli uffici della Gallimard, mentre Céline torna a casa sua nella notte per scriversi da solo l’intervista che vuole. Non a caso Gianni Celati, nell’acuta postfazione, cita Stanlio e Ollio e i fratelli Marx, ma, tra una gag e l’altra, nel delirio della logorrea, mentre se la prende con gli scrittori mediocri, rovinati dalla scuola e dall’idolatria delle idee, capaci di svolgere solo banali “compitini”, Céline ci tiene a rivendicare il nocciolo della sua arte linguistica: “ritrovare l’emozione del ‘parlato’ attraverso lo scritto”. Più cinematografico del cinema, cui indirizza strali velenosi in quanto arte nata già morta, più impressionista della pittura impressionista e della “frigida” fotografia, il linguaggio celiniano segue il dettato della “legge del lirismo”, dominato dalla tirannia dell’io. La concitata arringa prende le difese dei tre puntini di sospensione, che scandiscono lo stile dello scritto-parlato, e attacca ferocemente i lettori francesi, che “sono snob, fessi e servili…cascano nel bluff!…e sono pure contenti! trovano scrittori d’altri lidi, che scrivono tutti come Delly…ed eccoli felici!”. Un pamphlet allucinato e paranoico scritto con la penna intinta nel vetriolo.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote)

“La concitata arringa prende le difese dei tre puntini di sospensione, che scandiscono lo stile dello scritto-parlato”.
Da LO SCRITTO PARLATO DEL GENIALE CÉLINE – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote)

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