L’origine è controversa. Forse a inventarlo sono stati i membri della Cambridge University Science Fiction Society nel 1977. Altri dicono sia nato a Londra negli anni Novanta. É “The Game”, il gioco, e in questo preciso istante io ho perso ma voi ancora no. Le regole sono semplici: tutti coloro che sono a conoscenza dell’esistenza del gioco stanno giocando; gioca anche chi non acconsente e nessuno può smettere quando decide di farlo. Fondamentale: ogni volta che si pensa al gioco si perde; ogni volta che si perde la sconfitta deve essere annunciata ad alta voce (“ho perso”). Seguono postille e precisazioni degne di un manuale di filosofia o di psicologia cognitiva, ma il grosso è questo. Non è molto diverso dal tentativo che i biografi attribuiscono a Tolstoj e a suo fratello, che si incitavano a non pensare a un orso bianco, finendo ovviamente per non pensare ad altro. Ho iniziato a giocare mio malgrado al gioco molti anni fa, a Bath, quando ancora si fumava nei pub e io annaspavo nella palude del secondo anno di dottorato. Karoline ha poggiato il suo bicchiere, ha sorriso, poi ha detto: ho perso e anche tu hai perso. Benvenuta. Così mi ha iniziato al gioco, una tradizione accademica da gentlemens’ club. Da allora ho perso infinite volte. Quotidianamente. Perché pensavo al gioco senza sosta, al meccanismo affascinante del poter vincere solo quando non si è consapevoli. Filosoficamente un capolavoro sospeso tra nichilismo e autocoscienza. Il gioco è un segreto, o almeno lo era. Poi qualcuno ne ha scritto sui social e su wikipedia e sui muri e sulle sterline ogni tanto compare la scritta I lost. In Italia non ho mai incontrato nessuno che giocasse al gioco e ho aspettato dieci anni prima di scegliere un nuovo giocatore. Per alcuni il gioco non finisce mai. Per altri finirà solo quando il primo ministro della Gran Bretagna scandirà queste parole “The Game is up”. Per questo ho deciso di condividerlo in questa cerchia di illuminati: Theresa May. Possibile che presto dica che il gioco è finito. Salvini ci è andato vicino, ma per fortuna ha detto “la pacchia”, quindi non vale. Welcome to the game. Io ho perso. E anche voi.
Eva Garau (Precaria di Aristan)
Welcome to the game. Io ho perso. E anche voi. (da I LOST! – Editoriale di Eva Garau)