MARIA CENCI E MORGAN STRACCI


Editoriale del 18 aprile 2017

La miseria dei tempi correnti è ben esemplificata dal dibattito provocato dalla cacciata di Morgan da “Amici” (titolo mai così fuori tema). L’episodio in sé è di trascurabile interesse, è la discussione che ne è scaturita ad avvilirci. Non si sa chi è peggio tra quelli che hanno difeso il cantante e coloro che si sono schierati con Mediaset. I primi hanno incensato Morgan come l’emblema dell’artista censurato dalla bieca tv commerciale, i secondi lo hanno criticato come un furbacchione che intendeva lucrare soldi e fama senza rispettare le regole dello spettacolo a cui aveva accettato di partecipare, salvaguardate da Maria De Filippi. Invece siamo di fronte a un penoso episodio di lite, come si dice in Toscana, tra Cenci e Stracci. La De Filippi è una brava professionista di una pessima televisione, priva di arte e di gusto oltreché poverissima di spettacolo, alfiere di talent usa e getta, destino che la accomuna ai concorrenti che vi partecipano (che fine avrà fatto Marco Carta?). Morgan è un cantante mediocre, la cui psicologia fragile, ingenua e inquieta lo ha reso un personaggio funzionale allo sfruttamento televisivo: sinceramente appassionato di arte e cultura, tende a prendersi esageratamente sul serio, ammantando di un’aura sacrale le sue artificiose canzonette e abbandonandosi spesso e volentieri a incrementare il suo carattere di artista tormentato e maledetto. Poi, se fa flop, come quasi sempre gli accade, è colpa di questa stronza società dei consumi, prona al mercato e nemica delle muse. Il ragazzo si applica di sicuro ed è autentico il suo trasporto per la musica e per il rock, ma qualcuno di voi ricorda una sola sua canzone destinata a rimanere nel tempo, come quelle di De André, Battisti, Celentano, Dalla, De Gregori, Conte e compagnia cantante? Macché, anche lui è un prodotto usa e getta (più lui che la sua musica pretenziosa, già gettata prima di essere usata) quanto la De Filippi. La quale, furba com’è e conoscendo i suoi polli, l’ha inserito nel suo sciagurato talent come nota folcloristica per insaporire questo fast (e ora anche furious) food del postvarietà. Perfino lo squallido finale, in cui volano per l’appunto i cenci e gli stracci (lui ha dato a lei della strega e ha definito il programma un “film horror” e un “lager nazista”, Mediaset lo ha denunciato per diffamazione), è perfetto per entrambi: lei impreziosirà lo scettro di algida regina dell’audience, lui rafforzerà l’immagine di artista maledetto, osteggiato dal conformismo dei media. Due icone effimere e deperibili di una società dello spettacolo che ha perso il senso delle proporzioni e anche dello spettacolo.

Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)

La De Filippi, furba com’è e conoscendo i suoi polli, l’ha inserito nel suo sciagurato talent come nota folcloristica per insaporire questo fast (e ora anche furious) food del postvarietà. (da MARIA CENCI E MORGAN STRACCI, editoriale di Fabio Canessa)

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