Non so se sia stata la litografia “Rettili” di Escher, del 1943, a ispirare il romanzo fantasy Cuore d’inchiostro di Cornelia Funke, pubblicato nel 2003, da cui è stato tratto il film Inkheart del 2008, ma certo l’idea è la stessa. Nel quadro ci sono rettili che escono dal mondo di carta delle pagine di un libro ed entrano nel mondo reale. Nel romanzo e poi nel film ci sono lettori privilegiati, chiamati “lingue di fata”, i quali leggendo ad alta voce un racconto, danno vita ai suoi personaggi, che diventano uomini in carne e ossa e irrompono nella loro realtà quotidiana.
Le lingue di fata sono una brillante invenzione. Esistono però davvero “menti fatate” che convivono con i protagonisti delle letture preferite, dialogano e interagiscono con loro, ne fanno dei modelli da seguire e ispirano alle loro gesta i comportamenti che adottano ogni giorno, dando così vita a un mondo parallelo che si giustappone a quello reale e lo dilata e lo arricchisce, e che diviene parte della loro stessa esistenza.
Escher faceva anche rientrare nel libro i suoi rettili. In Inkheart lo scrittore che ha ideato la storia e immaginato quell’universo fantastico confessa di essere tanto contagiato dalla sua immaginazione da considerare ormai la realtà in cui vive una pallida e mal riuscita controfigura della sua creatura. Così alla fine chiede e ottiene di diventare un suo personaggio e di far parte del mondo che ha concepito. Metafora del destino di tanti autori, come David Foster Wallace, il quale dopo aver scritto Infinite Jest, un libro-evento che descrive in modo impareggiabile i complessi problemi della società contemporanea, nel 2008, dodici anni dopo l’uscita del suo capolavoro, a soli 46 anni scelse di uscire da quel mondo reale e di entrare nel mondo di carta, suicidandosi e trasformandosi di sua iniziativa da uomo in carne e ossa in voce dei manuali di letteratura.
Silvano Tagliagambe
(Iconologo di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro (Inkheart 2008) diretto da Iain Softley, con Brendan Fraser