Il commendator Bialetti, o chi per lui, ha voluto che le sue ceneri fossero conservate in una caffettiera da ventiquattro tazze di sua produzione. Un atto di estremo attaccamento alle vicende terrene o il migliore viatico per il paradiso, dove è noto, si beve moltissimo caffè? La caffettiera è stata esposta in chiesa, durante la messa funebre, al posto della bara nella quale transita anche chi decide di farsi cremare. Nessuno stupore, a giudicare dalle foto. I sacerdoti evidentemente non badano all’involucro e d’ora in poi potrebbero trovarsi a benedire le ceneri di chi decide di attraversare i secoli chiuso in tubetto di maionese, in un tostapane o addirittura in un aspirapolvere, a seconda di cosa produceva la sua fabbrica. La morte è sempre andata d’accordo con il Kitsch, che si tratti di lapidi, di bare, di tombe o di cappelle. Andrebbe presa sul serio e rispettata, e invece, come ha detto Gillo Dorfles (Il Kitsch, Antologia del cattivo gusto, 1968), è addomesticata, mimetizzata e soprattutto contraffatta. Si dovrebbe morire nudi, non in cravatta.
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Il grande Lebowski (1998) diretto dai fratelli Coen. Con Jeff Bridges e John Goodman