I MOSTRICIATTOLI


Editoriale del 1 giugno 2020

Ogni tanto nella nostra memoria affiorano ricordi che sembrano insignificanti, insensati. Sembrano. In realtà quei flash che la memoria rifiuta di cestinare possono essere complici preziosi per capire meglio noi stessi. La mente, infatti, nell’organizzare il suo archivio spesso si comporta in modo convenzionale, tende a ignorare ciò che è difficile etichettare. Così quando quei piccoli ricordi fanno capolino, prima che svaniscano bisogna acchiapparli. E studiarli. Grazie a loro infatti potrebbe riaffiorare un desiderio rimosso, o la traccia di una bellezza mai accolta, o l’origine di un dispiacere elaborato male. Ebbene, molti anni fa, nel 1977, ho battezzato questi attimi segreti; li ho chiamati Mostriciattoli. E ho dedicato loro una mostra. Per catturarli aspettavo con pazienza davanti a un tavolo pieno di matite, inchiostri e acquerelli poi, quando il mostriciattolo affiorava nella mia mente, lo fissavo velocemente sulla carta. Ma ormai è passato troppo tempo. Chissà da dove arrivava quel mostriciattolo “molto solo nello scompartimento n°46”, o quello “col cappello e tre figli”, oppure quello “al luna park, con le sue ultime scarpe nuove”; o il mostriciattolo “che parla male della mamma”? Non lo so, e non credo che potrò più saperlo. Ma so che loro esistono. Sono evasi dalla mia memoria remota e vivono su una parete di casa mia. Enigmatici, allegri, struggenti. Chissà da dove diavolo sarà spuntato quel “mostriciattolo che stende i panni con evidente soddisfazione”?

Filippo Martinez (Archeologo)

“Ogni tanto nella nostra memoria affiorano ricordi che sembrano insignificanti, insensati. Sembrano. In realtà quei flash che la memoria rifiuta di cestinare possono essere complici preziosi per capire meglio noi stessi.”
Da I MOSTRICIATTOLI – Editoriale di Filippo Martinez (Archeologo)

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