So che tu mi senti, che percepisci una presenza nel corpo metallico di questa moto, ma io ti posso proprio vedere dagli strumenti del cruscotto; e mentre guardi che il tachimetro non superi gli 80, vedo attraverso la visiera nei tuoi occhi un velo di tristezza. Non devi temere per qualche rumore passeggero dei miei ingranaggi, sono tutte cose che si possono recuperare.
Come sei cresciuto in tutti questi anni. Da che mi avete scollegato dalle macchine, mi è sembrato quasi naturale migrare in questa moto. Tu l’hai voluto, inconsciamente, ma forse ancora non te ne rendi conto.
Ricordi i miei consigli di padre premuroso per la conduzione della moto? Moderare la velocità, tenere la distanza e soprattutto le vie di fuga. Sono quelle che ti salvano in tutte le situazioni della vita.
Vedo che accosti, improvvisamente. Ora vedo dentro il casco un inferno di vapore e lacrime.
Finalmente sai chi sono
Alessandro Chessa
(Econofisico ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
Yehudi Menuhin performs Paganini’s Moto Perpetuo with Adolph Baller (1947)