Prima che la sbornia sanremese le sfianchi, lubrifichiamo le nostre orecchie con il nuovo ottimo album di Brunori Sas, “Cip!”, che propone una comunicazione più articolata di un tweet e rilancia la figura del cantautore classico, aggiornato ai nostri tempi poco ideologici e molto autoironici. Un’oasi di buona musica italiana doc da ascoltare con gusto in mezzo ai talent plastificati, al rap monotono e all’ingenua trap: ritmi sostenuti, ma da ballata, melodie cantabili, arrangiamenti semplici ed efficaci, tutto assai gradevole e orecchiabile. Intitolato con il verso degli uccellini, il disco profuma invece di sardine, per come rispecchia il clima di insofferenza per il tronfio e l’altisonante, il bisogno di mitezza e sobrietà, l’atteggiamento ottimista di chi vuole costruire più che criticare. Brunori Sas, cantautore di oggi, assomiglia ai cantautori di ieri (evidenti sono i richiami a De Gregori), ma si differenzia da loro perché ha sostituito l'”io” con il “noi”: “Noi che crediamo ancora nell’amore profondo/ e che ci preoccupiamo per le sorti del mondo./ Noi che mangiamo sempre senza l’olio di palma/ e che apprezziamo molto la virtù della calma”. Se l’approccio con la politica è più disincantato rispetto a quello di un tempo, anche la rima cuore/amore si emancipa dai sentimenti: “E chi se ne frega se è sesso o se è amore/ conosco la tua pelle tu conosci il mio odore/ che poi chi l’ha detto che è peggio un culo di un cuore/ e che serve una canzone per parlare d’amore”. Il cantautore degli anni Settanta era indignato e incazzato, leader e portavoce dell’indignazione e dell’incazzatura di tutti i giovani di allora (pensate a “L’avvelenata” di Guccini): qui l’incazzato è il nemico, quello che non ha capito quanto è bello il mondo, “Bello dovrebbe apparire il mondo anche a te/ che invece sei sempre nervoso/ chissà poi perché”, mentre il ritornello ripete “Non puoi fare l’amore/ se non smetti di urlare”. Lo stesso che non ha capito, come dice un’altra canzone, che “il mondo girerà/ anche senza di noi”. Il brano più bello è “Al di là dell’amore”, ma quello introduttivo è il più significativo di un cantante che vorrebbe unire e non dividere, tra uno sberleffo e un richiamo alla spiritualità: “Con l’acqua fino al collo e gli occhi dritti al cielo/ io stanotte voglio starmene sereno”. Intanto avrà almeno tirato un sospiro di sollievo per i risultati delle elezioni in Emilia Romagna.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
Il cantautore degli anni Settanta era indignato e incazzato, leader e portavoce dell’indignazione e dell’incazzatura di tutti i giovani di allora (pensate a “L’avvelenata” di Guccini) – da MUSICA DA SARDINE – Editoriale di Fabio Canessa