NATALE 2019


Editoriale del 25 dicembre 2019

Ricordo ancora con nostalgia il Natale che ho trascorso a Mosca nel 1969. Non perché ero di mezzo secolo più giovane, ma per il diverso modo della tradizione orientale cristiana di interpretare questa festività. Per gli ortodossi questa non è soltanto la celebrazione della nascita di Cristo, ma anche e soprattutto la festa della rinascita di ognuno di noi. Perché, per gli ortodossi, la deificazione comincia già sulla terra: l’insegnamento dei Padri Cappadoci sulla divinizzazione, che è passato nella tradizione di tutte le Chiese orientali e costituisce parte del loro patrimonio comune, si può riassumere nel pensiero già espresso da Sant’Ireneo alla fine del II secolo nella sua opera Contro le eresie: Dio si è fatto figlio dell’uomo, affinché l’uomo potesse divenire figlio di Dio. Questo insegnamento è riletto in modo mirabile da Nicola Cabasilas il quale, in La vita in Cristo scrive che innestati nel Salvatore «gli uomini diventano dei e figli di Dio, … la polvere è innalzata a un tale grado di gloria da essere ormai uguale in onore e deità alla natura divina».

Il più grande e sensibile interprete dello spirito autentico della cultura russa, Fëdor Dostoevskij, fa non a caso di questo tema della rinascita il filo conduttore dell’intera sua opera letteraria. Dalla “resurrezione” di Raskol’nikov, il protagonista di Delitto e castigo, romanzo che si chiude con la descrizione dei volti del reo pentito e dell’amata Sonja sui quali «splendeva l’aurora di un avvenire rinnovellato, di una completa risurrezione per una nuova vita»; a quella di Dimitrij, il personaggio attorno al quale ruota l’intera trama dei Fratelli Karamazov, il quale al culmine della narrazione, confessa ad Alësa: «Fratello, dentro di me, in quest’ultimi due mesi, io ho sentito la presenza d’un uomo nuovo: un uomo nuovo risuscitato in me! Era rinchiuso nel mio intimo, ma non si sarebbe mai manifestato, se non ci fosse stato questo colpo di fulmine». Il colpo di fulmine del parricidio di cui è ingiustamente accusato.

Ecco il senso e il motivo della nostalgia di cui parlavo: qui assisto alla retorica celebrazione di una nascita sentita sempre più lontana nel tempo e sempre meno capace di smuovere le nostre coscienze e di emozionarci davvero: là mi sono trovato coinvolto nel racconto di una storia che si rinvigorisce ogni anno, la storia del graduale rinnovarsi dell’uomo, di tutti gli uomini, la storia della loro graduale rigenerazione, del loro graduale passaggio, nel giorno di Natale, da un mondo in un altro, dei loro progressi nella conoscenza di una realtà, fino allora ancora ignota, e della formidabile spinta alla creatività che ne deriva.

 

Silvano Tagliagambe

Iconologo di Aristan

 

Dimitrij, il personaggio attorno al quale ruota l’intera trama dei Fratelli Karamazov ( da NATALE 2019 – Editoriale di Silvano Tagliagambe)

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