Sulla Venezia-Ravenna un anziano si agita sotto il sole.
«Rivoglio il mio diritto all’oscurità», grida con accento tedesco.
Chissà dove va quel prete nero illuminato da un libro che stringe a sé.
Non lo conosco e non ho argomenti per rompere il ghiaccio.
Mi anticipa, però.
«Non esiste il mio nome nei miei scritti, non esisto io, ho voluto essere il nulla». Così scompare dentro un edificio buio e silenzioso.
Entro a cercarlo ma vado in affanno: accecata dalla forte luce dell’esterno vengo subito inghiottita dalle tenebre, che sono dimora di paura e peccato.
«E’ forse questo l’inferno?».
Nel buio nessun impulso esterno stimola il mio emisfero sinistro.
Svaniscono lente prima le figure, poi le proiezioni, le similitudini, i nomi.
La mia mente con lentezza si svuota, resto sola col mio respiro.
Nel buio.
Quel buio dell’universo che nasce, del seme sotto la terra, della pancia di mia madre.
Quel buio che custodisco dentro il mio cuore che batte in lui.
«Questa è la tua anima», mi dice l’uomo.
«Tutti cercano la luce, ma senza il buio non puoi comprendere il mistero che sei».
Immersa in quell’oblio alzo gli occhi al cielo.
Nelle tenebre piano piano la vedo: la volta di stelle di Galla Placidia.
Guardo quella meraviglia e mi domando quanto ci costi cara tanta luce: ci permette di conoscere tutto, tranne noi stessi e l’abisso dal quale veniamo.
Nel nulla mi cerco.
Per un po’ non ci sono più.
Virginia Saba
(Autostoppista ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird 1962) diretto da Robert Mulligan, tratto dal romanzo omonimo di Harper Lee. Con Gregory Peck