Tantalo, Caronte e Attila sono i nomi di alcuni terribili uragani che avrebbero dovuto squassare l’Italia qualche anno fa, quando persino l’annuncio dell’arrivo di uno spiffero faceva tremare le gambe, non importa che provenisse da sud-sud-est o da ovest-nord-ovest. L’enfatizzazione di qualsiasi fenomeno meteorologico non ci ha abbandonato, ma sembrano diminuiti gli squilli di tromba da quando i cataclismi sono arrivati per davvero, portando morte e devastazione (vedi Cleopatra in Sardegna o Venezia). Esistono però allerta di qualsiasi colore, e capita di dover restare chiusi in casa aspettando l’apocalisse anche se fuori c’è il sole. Se il tempo meteorologico fa paura, il clima e le sue modificazioni invece non hanno mai spaventato nessuno. È dal 1975 che si parla di “cambiamenti climatici” senza che il mondo si scomponga. Una ragione, secondo dotti esperti di comunicazione, è legata al nome: vago, passivo, non indica un pericolo imminente nonostante sia in atto una catastrofe. Per quanto riguarda il riscaldamento globale (un fenomeno distinto) le cose non cambiano: il nome rimanda a problemi di condominio piuttosto che planetari. A maggio di quest’anno Greta Thunberg ha detto: “Siamo nel 2019. È ora di chiamare le cose per quello che effettivamente sono”. Importanti giornali quali il Guardian o il Washington Post le hanno dato retta e hanno adeguato il loro vocabolario al riguardo, usando termini più forti. “Emergenze o crisi” piuttosto che “cambiamenti”, “distruzione della fauna” piuttosto che “scomparsa della biodiversità”, “global heating” piuttosto che “global warming” (in italiano è difficile percepirne la differenza, continueranno entrambi a essere chiamati “riscaldamento globale”), “negazionisti” piuttosto che “scettici”. Basterà un po’ di acqua fresca ad allarmare le coscienze o occorrerà spaventarle maggiormente? In quel caso rivolgersi ad Attila, Caronte, Tantalo…
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
A maggio di quest’anno Greta Thunberg ha detto: “Siamo nel 2019. È ora di chiamare le cose per quello che effettivamente sono” (da NESSUNO HA PAURA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI – Editoriale di Marco Schintu)