In Occidente lo conosciamo solo per “L’Onda”, ma Hokusai, pittore giapponese contemporaneo di Goya, visse mille vite e cambiò altrettanti nomi; a ottant’anni progettava ancora quello che avrebbe voluto fare a centodieci. Iniziò, come tutti, con le stampe seriali di scene di vita quotidiana della liquida Tokio dei piaceri, lottatori sumo e donne allo specchio. Queste cose erano, sia dipinte che reali, il diletto dei mercanti, classe sociale poco stimata e perciò dedita all’unico bene che le era concesso, il piacere. Tra le stampe più vendute c’erano infatti i proibiti porno, gli shunga, e gli schizzi modellino per pittori dilettanti, manualetti da ricopiare a casa, i manga.
Hokusai dava un volto ameno, quasi comico, a tutta la realtà, uomini, cose, animali, piante e persino spettri. Coglieva l’esserci eterno di un grillo sistemato in verticale e mimetizzato tra le foglie. Nel suo vasto catalogo botanico ha un posto d’onore l’iris, simbolo della classe dei samurai per le sue foglie lanceolate e taglienti che ricordano una spada. Gli iris di Van Gogh non sono altro che l’imitazione, appassionata e santa come era l’olandese, delle imperturbabili piante del vegliardo giapponese. Sulle stampe più preziose, quelle commissionate come doni galanti, apparivano anche versi in calligrafia: “Diventa nuvola di fumo il tabacco, \ diventa pioggia una fila di giorni di sole. \ Sotto le coltri e sul futon i piacevoli \ incontri della vita sono brevi”.
Gianluigi Sassu
Asiatista di Aristan
Tra le stampe più vendute c’erano infatti i proibiti porno, gli shunga, e gli schizzi modellino per pittori dilettanti, manualetti da ricopiare a casa, i manga. (da OLTRE L’ONDA, editoriale di Gianluigi Sassu)
I manga di Hokusai