Non avrei mai pensato che nel corso della mia vita sarei finito in un film del genere “fantascienza apocalittica”. È un’allucinazione che mi avvolge come una nuvola cupa, ma io sono al sicuro, a casa, impotente, col desiderio di chi vorrebbe fare qualcosa di utile ma non può. E allora ho cercato di elaborare questa frustrazione dipingendo. Meglio di niente. La sadica sceneggiatura di questo film ha fatto coincidere la fase più terribile della pandemia con la Pasqua di Resurrezione. Una carognata gratuita. Uno sberleffo. Era questo il tema da affrontare. Un tema complicato. Così ho chiesto aiuto a Gesù. Allo stupendo Gesù dell’affresco di Piero della Francesca a Sansepolcro. Un Gesù che giunge dalla seconda metà del 1400 e sollevandosi, solenne, scavalca il muro del sepolcro brandendo nella mano destra un vessillo crociato, l’emblema del suo trionfo sulla morte. Un Gesù miracoloso che durante la seconda guerra mondiale salvò la cittadina di Sansepolcro; infatti quando il capitano britannico Anthony Clarke, che avrebbe dovuto raderla al suolo, ricordò le parole del suo connazionale Aldous Huxley, “è la più bella pittura del mondo”, rinunciò al bombardamento. Ebbene ho chiamato quel Gesù, gli ho fatto indossare la mascherina, la tuta da battaglia, e gli ho consegnato la bandiera crociata; poi gli ho chiesto di sollevarsi ancora una volta e di scavalcare il muro del sepolcro. Ora è lì, sotto un cielo cupo, la sua tuta è sporca, lacera, ma lui è trionfante.
Ho intitolato il dipinto “Pasqua tragica”.
Per me questo Gesù è tutti i morti e quelli che ancora dovranno morire su questo immenso campo di battaglia. Tutti. Uno per uno. In piedi. Col loro vessillo di gloria.
Filippo Martinez (Pittore)
“Per me questo Gesù è tutti i morti e quelli che ancora dovranno morire su questo immenso campo di battaglia. Tutti. Uno per uno. In piedi. Col loro vessillo di gloria.” Da PASQUA TRAGICA – Editoriale di Filippo Martinez (Pittore)