Scrivere è una necessità. O non è nulla. “Se non ti esplode dentro/ a dispetto di tutto,/ non farlo./ A meno che non ti venga dritto dal/ cuore e dalla mente e dalla bocca/ e dalle viscere,/ non farlo.” Non devi farlo “se devi startene seduto per ore/ a fissare lo schermo del computer/… alla ricerca delle parole”. Esattamente agli antipodi dell’autore monotono, noioso e pretenzioso, Charles Bukowski (1920-1994) sferza lo scrittore della domenica, accademico e d’intrattenimento, tutto compreso nel ruolo serioso di poeta: “le biblioteche del mondo hanno/ sbadigliato/ fino ad addormentarsi/ per tipi come te”. Non bisogna scrivere “a meno che lo star fermo/ non ti porti alla follia o/ al suicidio o all’omicidio”. Nella bellissima e terminale raccolta di poesie “E così vorresti fare lo scrittore”, uscita postuma, il vecchio anarchico sporcaccione e alcolizzato dà il meglio di sé, riassumendo i temi di una vita: amari ricordi dell’infanzia si mescolano alle bevute e alle scopate, meditazioni sul mondo (“che circo, che spettacolo, che/ farsa/ dall’impero romano alla guerra franco/ indiana, fino a oggi!”) alle puntate all’ippodromo, riflessioni sul cinema e sulla musica a tragicomici aneddoti autobiografici. Dialoghi e monologhi di truce vita quotidiana si incastonano in versi freschi e ironici, l’arte e la scrittura si interrogano su se stesse e sui quesiti irrisolvibili dell’esistenza. Un incontro di pugilato alla tv diventa metafora di una realtà che lascia trapelare, in mezzo allo squallore, la dolcezza e lo stupore di essere al mondo, mentre i presagi di morte si fanno sempre più minacciosi: “le ultime sigarette sono state fumate, il pane è stato affettato/… la cosa più terribile sulla vita/ è scoprire che se n’è andata”. Non ci stupiremmo se Bukowski rimanesse per i posteri come uno dei maggiori poeti americani del Novecento: “il modo per creare arte è bruciare e distruggere/ concetti comuni e sostituirli/ con nuove verità che scendono dalla testa/ ed escono dal cuore”.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
da Storie di ordinaria follia (1981) diretto da Marco Ferreri, con Ben Gazzara e Ornella Muti. Basato sui lavori e sulla persona di Charles Bukowski. Il titolo ricalca quello di una raccolta di racconti dello stesso Bukowski pubblicata nel 1972: Storie di Ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni.