Conosco un tale sedicente attore che parla come un cretino: a furia di concentrarsi sull’apertura e la chiusura delle vocali, attento alla forma più che alla sostanza, dice una quantità di minchiate stratosferica. In più, non essendo propriamente un’aquila, confonde i suoni, perciò chiude e apre vocali senza un criterio e le sue consonanti fricative sono ora sorde ora sonore o sibilanti, a casaccio. Gli sembra di essere così perfetto da scambiare per ammirazione l’evidente perplessità dei suoi interlocutori e ritenere invidiosi e poco colti quanti malcelatamente sghignazzano, me compresa. L’altro giorno l’ho salutato alla sua maniera, “buongiurno – gli ho detto -tutto bini? E lui “Giuvannaaa, pirchì nun fai un cursu di diziune? Crado tu sia muulto purtataaaa!”.
Per lui la dizione è proprio un chiodo fisso. Si parlava di pandemia e gli ho chiesto “da voi com’è la situazione?” e lui ha risposto prontamente “con la o chiusa”. SITUAZIUNE.
È un attimo perdere di vista il senso delle cose.
Giovanna Ferraro (Assistente di volo di Aristan)
“Gli sembra di essere così perfetto da scambiare per ammirazione l’evidente perplessità dei suoi interlocutori e ritenere invidiosi e poco colti quanti malcelatamente sghignazzano.”
Da PERCHÉ PARLI? – Editoriale di Giovanna Ferraro (Assistente di volo di Aristan)