PICCOLA STORIA DEL COTTON-FIOC


Editoriale del 4 gennaio 2017

Non è ancora chiaro a chi si debba l’invenzione del cotton fioc. Per alcuni sarebbe stato Harold De Coninck, un commerciante francese residente in Algeria, a depositarla nel 1914 a Parigi col nome di “Invenzione del pulitore igienico per orecchie”. Secondo altri invece la paternità si deve a Leo Gerstenzang, un americano di origini polacche, che nel 1923, vedendo sua moglie incollare del cotone a uno stuzzicadenti per pulire le orecchie del figlio, pensò di produrre qualcosa di simile su scala industriale e lo chiamò Q-tip, nome che resiste ancora oggi. Non è detto però che l’idea di infilarsi qualcosa nelle orecchie per pulirle non fosse già venuta a qualcun altro nei secoli o nei millenni precedenti.
Quella dei cotton fioc (si chiamano così solo in Italia, con un nome pseudoinglese), se si escludono utilizzi minori, è stata una delle invenzioni più inutili e dannose per l’umanità. Oltre ai problemi di salute causati da un loro uso improprio nella pulizia dell’orecchio (otiti, infiammazioni, forature accidentali del timpano), i cotton fioc inquinano, con la plastica di cui è fatto il bastoncino, i mari di tutto il mondo. In Francia si utilizzano ogni anno 6 miliardi di cotton fioc. Solo nelle spiagge italiane si stima ne siano stati abbandonati 100 milioni (fonte Enea 2017). Non c’è alcun dubbio che nel mare ci siano più cotton fioc che cavallucci marini.

Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)

Non c’è alcun dubbio che nel mare ci siano più cotton fioc che cavallucci marini (da PICCOLA STORIA DEL COTTON-FIOC, editoriale i Marco Schintu)

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