Pur avendone tutti i numeri e le competenze, non ha mai voluto essere il direttore d’orchestra della politica sarda. Ne è stato però l’impareggiabile primo violino, rigoroso custode della sua qualità e dell’incisività della sua azione. Stiamo parlando di Umberto Cardia, nato a Tortoli il 9 settembre di 99 anni fa, che ci ha lasciato nel 2003.
È uno dei pochi politici che ho frequentato con piacere e traendone profitto. Esponente dell’allora Partito comunista italiano ma anche uomo di cultura, attento studioso della storia, organizzatore e animatore culturale, autore di opere di grande qualità e interesse. Come ha avuto modo di sottolineare Giuseppe Marci, queste due dimensioni in lui non sono però mai state scisse e disgiunte, ma sono sempre risultate convergenti fino a coincidere, per cui “l’Umberto Cardia uomo di cultura e attento studioso della storia non è altro dal politico”, in quanto “egli ritiene non possa esistere azione politica se non sostenuta dalla conoscenza e che alla riflessione sul passato deve corrispondere la volontà di incidere sul presente”. Ce lo dice lui stesso, con la citazione tratta da ‘Verità e metodo’ di Gadamer posta, assieme a una di Gramsci, come epigrafe di una delle sue opere, ‘La Quercia e il Vento’: “Il progetto di un orizzonte storiografico è dunque solo una fase dell’atto del comprendere e non si irrigidisce nella definitiva estraneità di una coscienza passata ma viene raggiunto proprio partendo dal peculiare orizzonte interpretativo del presente. Nell’atto della comprensione si realizza una vera fusione di orizzonti, per cui l’orizzonte storiografico, mentre si costituisce, anche viene superato”. Sarebbe inverosimile pensare che parole del genere possano essere pronunciate o scritte da qualche esponente dell’odierna politica nostrana. Ciò spiega perché sia andato smarrito il senso di un progetto basato su un’idea guida cruciale e imprescindibile, quella di memoria storica, che, per essere elaborata sul piano di una moderna e agguerrita coscienza critica e scientifica, esige, come sottolineava Cardia, il “ripensamento della tradizione storico-politica, storico-civile, storico-culturale e linguistica, sopra cui poggia l’idea stessa di autonomia politico-territoriale, ad alto grado di specialità, o come s’è detto, di integralità della Sardegna”. È questo il senso del richiamo, costante motivo conduttore dello spartito che egli proponeva alla politica, ai valori urbani della tradizione e del presente, pensati nella loro ideale e imprescindibile continuità.
Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)
“Pur avendone tutti i numeri e le competenze, non ha mai voluto essere il direttore d’orchestra della politica sarda. Ne è stato però l’impareggiabile primo violino, rigoroso custode della sua qualità e dell’incisività della sua azione.”
Da UN PRIMO VIOLINO DELLA POLITICA – Editoriale di Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)