PUNTO DI PARTENZA


Editoriale del 8 maggio 2012

“C’è un’ape che si posa/ su un bocciolo di rosa:/ la succhia e se ne va…/ Tutto sommato, la felicità/ è una piccola cosa”, scriveva Trilussa, poeta gradevole quanto superficiale. Così facilone da identificare la felicità in un rapido godimento, nella effimera e appagata soddisfazione dell’istinto. Invece la felicità, tutto sommato, non è una cosa così piccola. Rimane da vedere se sia l’esito di una ricerca faticosamente elaborata, la conquista di un impegno ostinatamente perseguito oppure un modo di essere, un punto di vista sul mondo. In altre parole, se sia frutto della volontà o del carattere, un obiettivo o un atteggiamento. Il cinema ha dato voce, con buoni risultati, a entrambe le posizioni, ostentate perfino dai titoli. Gabriele Muccino ha consolidato il mito del sogno americano, intitolando LA RICERCA DELLA FELICITA’ un apologo agrodolce sugli Stati Uniti reaganiani degli anni Ottanta che racconta come, dopo un calvario umiliante, a perdifiato per le strade di San Francisco, anche l’eroe più sfigato, grazie alla tenacia e alla fiducia in se stesso, vivrà ricco e contento. E forse il regista italiano, identificandosi col suo protagonista, ha lottato caparbiamente egli stesso per la sua felicità di cineasta, raggiunta vincendo la difficile sfida di misurarsi con Hollywood. LA FELICITA’ PORTA FORTUNA è invece il significativo titolo di uno dei frutti più maturi del neorealismo felice dell’inglese Mike Leigh. Estraneo al sudore epico e all’eroismo titanico di chi fa combaciare la felicità con una vittoria costata lacrime e sangue (pensate ai finali dei vari ROCKY di Stallone), alieno perfino da un plot in crescendo che veda riscattata un’esistenza di sacrifici, Leigh si limita a farci conoscere un’amica solare: Poppy, single trentenne, maestra elementare nella Londra di oggi. Dotata di un ottimismo a prova di bomba, si muove a suo agio in una quotidianità nevrotica e complicata, scommettendo sul buonumore, a dispetto delle delusioni. Così come il regista si muove a suo agio nell’abile intreccio di dramma, humour e fini notazioni sociali, dirigendo con rara naturalezza una galleria di tipi che sembrano così veri che ci dispiace abbandonarli alla fine del film. Anche Leigh, alter ego di Poppy, sembra convinto che la felicità non sia un punto di arrivo ma un punto di partenza. Non l’agognata meta finale di un percorso doloroso dove, come cantava Gianni Morandi, “uno su mille ce la fa”, ma il buonumore preventivo di chi gusta il divertimento di vivere, nonostante tutto.
 
Fabio Canessa
 

COGLI L’ATTIMO

 

da La felicità porta fortuna (2008) di Mike Leigh con Sally Hawkins, Alexis Zegerman, Eddie Marsan, Andrea Riseborough

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