«Le mie buone intenzioni sono completamente letali», scriveva Margaret Atwood (Leggere i giornali è pericoloso, 1968) e voleva dire che nessuno è innocente («Ogni volta che premo un bottone/ sulla mia macchina da scrivere elettrica/ per dire della quiete di un albero/ un altro villaggio esplode). Copiare a mano e spedire alla sede RAI, destinatario Bruno Vespa. Chissà che non allievi l’indignazione per le polemiche sollevate dall’intervista disgraziata alla signora Lucia Panigalli, sopravvissuta al tentativo del marito di ucciderla e oggi sotto scorta. Forse voleva farle un complimento, Vespa, quando si riferiva a un amore forte al punto da far impazzire, forse voleva rassicurarla quando le ha detto: «Non si preoccupi signora! Se avesse voluto ammazzarla lo avrebbe già fatto!», forse voleva farle tornare il buonumore quando le ha suggerito che deve ritenersi fortunata, lei che è ancora viva. Le migliori intenzioni. Letali. A fare somma con le cattive intenzioni e con la pigrizia, in un paese nel quale uno squilibrato che ammazza una donna è un gigante buono che piange disperato (Il giornale), la sindaca di Roma, nei guai, una “patata bollente” (Libero) e a sfiorare l’oro olimpico nel tiro con l’arco è “il trio delle cicciottelle” (Il Resto del Carlino) Forse è arrivato il momento di mettersi al di là delle intenzioni e ragionare sul fatto che la narrazione è in mano a uomini di un tempo passato che non hanno coscienza della propria inadeguatezza. E mentre si trincerano dietro le intenzioni o, peggio, la libertà d’espressione, e si fanno da carnefici vittime, legittimano le nuove leve della discriminazione. Quelli che ridiamoci sopra. Possiamo essere anche il primo ministro della Germania ma se non la prendiamo con leggerezza quando a un incontro di lavoro ci danno delle culone inchiavabili non sappiamo stare al mondo. Assediate da fuori e da dentro, se persino i settimanali “rosa” citano gli studi dell’università di Londra secondo i quali le donne trovano gli uomini con la pancia affascinanti. A distanza di poche pagine 10 esercizi per gli addominali, che se non sei asciutta entro l’estate non ti si piglia nessuno. Forse è tempo di ricominciare da capo, di mettere in discussione una semantica codificata da strati e secoli di strafalcioni, di giochi di potere, di marginalizzazione. Forse è anche tempo di guardare ai risultati e non alle intenzioni. Senza livore, perché in fondo il linguaggio sessista descrive coloro che se ne servono più accuratamente delle donne alle quali si riferisce. Rubando scompostamente a Carmelo Bene: «Quando crediamo di essere noi a dire, siamo detti»
Eva Garau (Precaria di Aristan)
«Le mie buone intenzioni sono completamente letali» (da QUANDO CREDIAMO DI DIRE, E SIAMO DETTI – Editoriale di Eva Garau)