Da molti anni il cinema italiano è in crisi. Ma una schidionata di schifezze come ci ha presentato l’inizio di questo 2019 in appena due settimane è un record del troiaio degno di segnalazione. Anche perché la critica, per carità di patria o per non sparare sulla Croce Rossa, ha fatto finta di niente e ha trattato questi orrorini come se fossero film normali, in qualche caso perfino belli. Invece, se uno entra in sala a vederli, rischia di essere preso dallo sgomento dopo pochi minuti. Ecco la panoramica della catastrofe, in ordine di bruttezza:
1. ATTENTI AL GORILLA di Luca Miniero
L’avvocato Frank Matano è costretto a vivere con un gorilla con la voce di Bisio, ma la sceneggiatura dilettantesca gira confusamente a vuoto senza spirito, gag o tempi comici. Definirlo mal riuscito sarebbe un eufemismo: è il disastro più sgangherato e imbarazzante che possiate immaginare. Voto: 2
2. MOSCHETTIERI DEL RE di Giovanni Veronesi
Doveva essere un cappa e spada da ridere, invece è un pasticcio sbrindellato, che procede a casaccio, tra scene d’azione girate in modo impacciato, gag sfiatate e battute da saldi di fine stagione. Niente diverte, tutto è incongruo e gratuito, ma il finale a sorpresa ce la fa ad abbassare molto il livello. Voto: 3
3. CAPRI REVOLUTION di Mario Martone
Una pastorella analfabeta nella Capri del 1914 si invaghisce di un pittore hippy nudista, si unisce alla sua comunità new age e snobba il giovane medico comunista che la vorrebbe. Flop d’autore recitato male, appesantito dalle pretese allegoriche, ingessato e fasullo, un po’ noioso un po’ ridicolo. Voto: 4
4. SUSPIRIA di Luca Guadagnino
Più che il rifacimento, è il disfacimento del film di Argento. Un horror che dura più di due ore e mezza, senza suspense e senza mai fare paura: un prodotto di cattivo gusto, indigesto e presuntuoso, compiaciuto di esibita autorialità per almanaccare su nazismo, comunismo, femminismo e terrorismo. Voto: 4
5. LA BEFANA VIEN DI NOTTE di Michele Soavi
La Befana viene rapita e un gruppo di bambini (che recitano male) va a salvarla. Una bischerata infantile a cui mancano la grazia e la magia della fiaba, così scipito e prevedibile che fa venire il latte alle ginocchia ai maggiori di 10 anni. Come disse un mio amico di un altro film: “puerile, da imbecilli”. Voto: 5
6. NON CI RESTA CHE IL CRIMINE di Massimiliano Bruno
Ricalca fin dal titolo “Non ci resta che piangere”: attraverso un varco spaziotemporale, tre amici si ritrovano nel 1982, nella Roma della banda della Magliana. L’idea è sviluppata poco e male, Gassmann e Giallini ripetono i loro logori cliché, le gag riciclate fanno cilecca, non si ride mai. Voto: 5
Che tristezza!
Fabio Canessa (preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
Definirlo mal riuscito sarebbe un eufemismo: è il disastro più sgangherato e imbarazzante che possiate immaginare. (da UN REQUIEM PER IL CINEMA ITALIANO – Editoriale di Fabio Canessa)