RICCARDO DESSÌ È STATO UN’ECCEZIONE E QUELLA DURA TUTTA UNA VITA


Editoriale del 9 luglio 2021

Per chi si chiederà chi fosse o chi è, lo dico: terzino del Cagliari, diventato medico. Grande atleta, buon calciatore, gran bella persona, ottimo medico, amico mio.
La categoria degli sportivi era un tempo defilata, raramente occupava spazi che non fossero di disamina sportiva. Non si usava fare le interviste, sentire la loro viva voce o riportare quello che avevano detto. I ciclisti erano i più naif, costretti a rilasciare una dichiarazione con ancora il fiatone, i pugili ugualmente. Solo i golfisti avrebbero potuto discettare curando lo stile senza stravolgimenti di fatica.
Famoso fu il caso di Vito Taccone che ai microfoni fu lapidario e infatti passò alla storia: “Sono contento di essere arrivato uno”.
Siamo abituati ai calciatori, rilasciano dichiarazioni volanti anche al termine del primo tempo e ci godiamo l’intervista se a farla è Diletta Leotta. Sono i più ricchi e se ne fregano dei capitomboli imprenditoriali. Sono in continua evoluzione, sia economica che sociale, direi anche culturale. Comprende uomini sempre più muscolari, belli, alti, armoniosi, e quindi irresistibili. Un po’ tutti hanno imparato a parlare, anche se sono stranieri, confezionano anche frasi che diventano celebri e vengono citati come si fa con le frasi latine. Per definire e commentare il proprio impegno professionale si sono inventati concetti profondi e parole magiche, che ripetono in ogni intervista e non si sa chi abbia iniziato:
“Il lavoro paga, ecco perché abbiamo vinto dopo cinque sconfitte consecutive”.
“Raccoglieremo i frutti del lavoro che stiamo facendo”.
“Questa settimana li ho visti lavorare bene, ho buone sensazioni”.
“Farò fuori chi non lavora duramente durante la settimana”.
Ma cosa altro dovrebbe fare una categoria pagata miliardi, che si dà agli studi solo per fare il testimonial di una pubblicità di Università on line, che non ha i fastidi e i pensamenti del quotidiano, vengono sollevati da qualsiasi impegno aggiuntivo: al ristorante non devono manco ordinare, il menù lo studia il dietologo, le divise gliele regalano, gliele stirano, gli fanno il ritocco. Non fanno mai una fila, manco il check in aeroporto, non prenotano in albergo, se hanno un dolorino c’è il massaggiatore, se li coricano c’è subito la barella, se si fanno male, a loro, li ricoverano sempre d’urgenza, da un primario di chiara fama. Con tutti questi privilegi, con tutte queste agevolazioni, lautamente retribuite, ci mancherebbe che qualcuno di loro si nibasse (si tirasse indietro):
Il raddoppio di marcatura io non lo faccio.
La diagonale non mi spetta.
Sono stato assunto come mezza punta, sulla fascia non è la mia qualifica.
Voglio le ferie strapagate.
Questo rinnovo del contratto mi sta facendo rendere meno.
Voglio l’anno sabatico come l’hanno concesso a Balotelli.
Qualche volta vanno in silenzio stampa e ci fanno mancare il loro pensiero.

Nino Nonnis (Sa Cavana [la roncola] di Aristan)

“Un po’ tutti hanno imparato a parlare, anche se sono stranieri, confezionano anche frasi che diventano celebri e vengono citati come si fa con le frasi latine.”

Da “RICCARDO DESSÌ È STATO UN’ECCEZIONE E QUELLA DURA TUTTA UNA VITA” – Editoriale di Nino Nonnis (Sa Cavana [la roncola] di Aristan)

« Archivio »

  • MANIFESTO DI ARISTAN


    ANTEPRIMA
  • PROMO ARISTAN ROBERTO PEDICINI


  • INNO


  • IL TEMPO DEI TOPI DI FOGNA


  • CIAO NADIA