RICOMINCIAMO DA NINO


Editoriale del 1° gennaio 2021

Ogni volta consideravo la data di fine anno come uno spartiacque decisivo per la mia forma fisica. Venivo a patti con me stesso: mi sarei concesso le esagerazioni come tutti, ma dopo avrei iniziato una dieta stretta, magari solo dieta, visto che avevo tutto un anno davanti. È stata una regola fatta di sole eccezioni la mia, compreso il record di un fine d’anno dove non mi resi conto di quanto avessi mangiato, colpa del menu anche, e passai tutta la notte a cacciare, invece di continuare a festeggiare con la mia fidanzata di allora, con la paura che si avverasse il detto.
Un evento che ha la sua bellezza nella sensazione di una tradizione che non riconosce i suoi cambiamenti. Ogni fine d’anno uguale all’altro, coi suoi riti, i regali, il presepio e l’albero, le passeggiate a distribuire auguri e rinsaldare amicizie, sentire colmata la tua voglia di stare bene con gli altri, eterna utopia che qualcuno rovina sempre, anche quando c’era il richiamo ai problemi del terzo mondo, ma non puoi almeno a Natale distrarti.
Devi solo stabilire la data di inizio del clima natalizio e anche quella della chiusura delle feste, che coincidono con le vacanze scolastiche, almeno per me che attendevo la Befana, per quella sorpresa del regalo appena sveglio. Ho sempre pensato alla gioia dei miei genitori al pensiero di farmi contento. Ma da un po’ d’anni non sono più figlio.
Purtroppo nei momenti belli, penso sempre a chi questi momenti belli non ce li ha, ma non lo do a vedere e in fondo è un richiamo interiore.
Ho sempre ammirato i presepi altrui, che spesso sfidavano le opere d’arte. Per me il presepio è come una poesia: o è bella, ma bella, o è niente, tempo perso. Il presepio è composizione, propria, particolare, nessuno infatti compra un presepio già fatto, ma assembla i vari elementi, sino a pecore grandi come buoi, spesso tripodi.
Quest’anno però per la mia generazione postbellica è stato un fine d’anno diverso e anche quello nuovo sarà diverso, nelle aspettative, e quelle si sanno dall’inizio, differente non per piccole sfumature, perché ci sono i mondiali o le olimpiadi, ma per l’investimento che vi faremo, come hanno fatto i nostri genitori, chi più chi meno, quindi tutti.
Mio padre non citava mai quegli anni per lamentarsene, solo ci riportava alla precisione, quando dicevamo “Quando si mangia? Ho una fame…”- “No, tu non hai fame, non sai cosa vuol dire, tu hai appetito”.
E se loro sono stati capaci di immaginare e lottare, o semplicemente darsi da fare, perché noi no? Il mio sarà il supporto dell’allenatore all’angolo, dell’archeologo del futuro, e in questa data che il mondo ricorderà, la voglio vivere come tale, come se fosse il ricordo da incorniciare impresso, di un evento che segna la nostra storia, più di un qualsiasi anno duemila.

Nino Nonnis (Sa cavana [la roncola] di Aristan)

“Mi sarei concesso le esagerazioni come tutti, ma dopo avrei iniziato una dieta stretta, magari solo dieta, visto che avevo tutto un anno davanti. È stata una regola fatta di sole eccezioni la mia.”
Da RICOMINCIAMO DA NINO – Editoriale di Nino Nonnis (Sa cavana [la roncola] di Aristan)

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