Brutta serata, quella dell’11 luglio 1501, per Antonio Rinaldeschi. All’osteria Il Fico, nel centro di Firenze, aveva perso al gioco un sacco di soldi e perfino (letteralmente) la camicia. Uscito da lì bestemmiando la Madonna, si era ritrovato, fatti pochi passi, proprio davanti all’immagine della Vergine, dipinta nel tabernacolo di un vicolo. In preda all’ira, raccolto per terra lo sterco di un cavallo, lo scagliò sull’icona, centrando il volto di Maria. Poi fuggì, ma quella bruttura rimase (miracolo!) appiccicata all’immagine, suscitando lo scandalo dell’arcivescovo e dei devoti. Si risalì facilmente al colpevole, il quale, vistosi perduto, tentò il suicidio, ma (ri-miracolo!) il coltello colpì una costola e la ferita non fu letale. Confessata la colpa e convertitosi, Rinaldeschi, pur pentito, fu condannato a morte e impiccato al palazzo del Bargello. Pulita a dovere, l’icona del tabernacolo faceva però di tanto in tanto riaffiorare (ri-ri-miracolo!) l’alone dello sterco. Se la storia è arrivata fino a noi è merito di un bel dipinto, strutturato in nove pannelli che raccontano l’intera vicenda: dalla perdita al gioco fino all’esecuzione. Quasi un fumetto di epoca rinascimentale. Attribuito a tal Filippo Dolciati (di cui non si conoscono altre opere), è oggi visibile al Museo Stibbert di Firenze. Per vedere il tabernacolo della Madonna, bisogna invece accostarsi all’altare della Chiesa della Madonna dei Ricci, in via del Corso. Lo raccontano William Connell e Gilles Constable, due tra i massimi storici americani, nel saggio “Sacrilegio e redenzione”, scritto nei modi avvincenti del poliziesco storico. Perché Rinaldeschi fu giustiziato per dei reati normalmente non giudicati così gravi da meritare la pena di morte? Per il gioco d’azzardo? La sua diffusione rende l’ipotesi improbabile. Per il tentato suicidio? Bizzarro e contraddittorio punire con la morte chi voleva darsela da solo. Per bestemmia e blasfemia? Inquadrando l’episodio nel contesto della situazione politica dell’epoca (sono gli anni che seguono il rogo di Savonarola) e dei sentimenti religiosi popolari, Connell e Constable propendono per questa conclusione. Emerge da queste pagine un affresco impeccabile della società fiorentina di quegli anni cruciali, esempio eccellente di una storiografia che, intrecciando religione, arte e letteratura (fa capolino anche Machiavelli), sembra la lettura esemplare nel giorno odierno, dedicato a Maria.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
“Inquadrando l’episodio nel contesto della situazione politica dell’epoca (sono gli anni che seguono il rogo di Savonarola) e dei sentimenti religiosi popolari, Connell e Constable propendono per questa conclusione.”
Da SACRILEGIO E REDENZIONE PER L’IMMACOLATA CONCEZIONE – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)