E così ho sentito parlare di «Guerre di Natale» a proposito di un giorno in cui tutto parla di pace, almeno in canto. C’è sempre in giro, infatti, un po’ di gente che conosce “il vero” senso della festa. In genere son quelli che parlano del senso “falso” di ciò che si vede attorno. Sarà forse un tic nervoso acquisito, o una contrazione naturale come quella del martelletto sul ginocchio, ma quando sento qualcuno parlare del “vero” senso di una cosa, fosse anche un papa che infallibilmente appare a mezzogiorno, mi si accende nel cervello la zona che, suppongo, sia quella della “vera” libertà contro ogni egemonia.
E mi chiedo dove stia, dopo duemila anni di cristianesimo, la differenza fra sacro e profano; mi chiedo perché i credenti sentano, ancora e sempre, il bisogno di isolare “cose sacre” (presepi contro alberi), o “parole sacre” (“buon natale” contro “buone feste”), o addirittura “persone sacre” (San Nicola e Babbinatale, e in fondo clero e laici). Ci sarebbe, allora, un regalo vero e un regalo falso? “Vero”, se fatto “nel nome di” colui che si celebra a Natale; falso, se fatto “nel nome di” una festa defraudata del suo nome? Ma se, infine, a contare “da vero” fosse il nome di chi dà e di chi, soprattutto, riceve? Dopo duemila anni di cristianesimo…
Di cristianesimo, appunto.
Da un “cristo”, Gesù, annunciato non nel Tempio a un sacerdote del culto sempre uguale,
ma in una periferia lontana, a due giovani fidanzati con tutt’altro futuro per la testa.
Da un “cristo”, Gesù, che nasce non sotto segreti baldacchini protettivi di Palazzo,
ma sotto le stelle di una volta celeste aperta ai quattro venti e nuovi annunci.
Da un “cristo”, Gesù, che, in contropiede di secoli su telebani e illuministi,
dopo aver espulso dal Tempio il consumismo sacro,
non cade in trappole di cose opposte di Cesare e di Dio.
Da un “cristo”, Gesù, che a gente stupita parla di incontri personali
avvenuti quando di sacro non c’era proprio niente,
se non quella persona, proprio lì, con il suo nome,
a rivelare il segreto di un reale più vero di ogni idea.
Antonio Pinna
Salmista ad Aristan
mi chiedo perché i credenti sentano, ancora e sempre, il bisogno di isolare “cose sacre” (presepi contro alberi), o “parole sacre” (“buon natale” contro “buone feste”) – da Salmo 117 «GUERRE DI NATALE»: REGALI IN NOME DI …, editoriale di Antonio Pinna
nun te piace ‘o presepio? Allora vattinne! – da Natale in casa Cupiello, scritta da di Eduardo De Filippo nel 1931, con Eduardo e Luca De Filippo