Dal giorno della morte di Stephen Hawking non si contano le citazioni delle sue frasi celebri. Una mi piace più di altre, anche se sembra aver poco a che fare con le sue scoperte scientifiche: «Le mie aspettative sono state ridotte a zero quando avevo 21 anni. Da allora, tutto è un bonus. Ho vissuto cinque decadi in più di quanto predetto dai medici. Ho provato a fare buon uso del mio tempo. Poiché ogni giorno può essere l’ultimo, voglio sfruttarne ogni minuto».
Stephen Hawking ha dedicato gli ultimi suoi scritti alla fine del (nostro) mondo e alla probabilità di altri mondi. Un universo che finisce, un multiverso che nasce.
Trovo ovvio che chi si è interessato per anni all’inizio di tutto, si interessi ugualmente alla fine di tutto. E trovo coerente che nella sua vita abbia invece potuto scoprire il senso totale del presente. Un presente dapprima negatogli dal destino e dalla scienza, ma affermato giorno per giorno, anzi, nelle sue parole a tono “quantistico”, minuto per minuto, tanto che, nella sua densità di senso, il presente è forse l’unico vero buco nero ad assorbire spazi e tempi passati e futuri, non annullandoli, ma trasfigurandoli in realtà dove l’eterno rivela nell’attimo il suo unico senso comprensibile.
E mentre i tuoi credenti ti cercano eterno,
a me basta, Signore, che tu sia la A e la Zeta,
l’Alfa e l’Omega (Apocalisse 21,6),
e che i nostri nomi, pur detti in un soffio,
dicano qualche lettera del tuo alfabeto.
Una particella e un tutto.
Antonio Pinna
Salmista ad Aristan
Ho vissuto cinque decadi in più di quanto predetto dai medici. Ho provato a fare buon uso del mio tempo. Poiché ogni giorno può essere l’ultimo, voglio sfruttarne ogni minuto
da La teoria del tutto (The Theory of Everything 2014) diretto da James Marsh e interpretato da Eddie Redmayne, nei panni del giovane Stephen Hawking