SALMO 146 INVITO A GIOBBE


Editoriale del 14 luglio 2018

Nella parte poetica del libro di Giobbe (cc. 3-31) tre amici “teologi” cercano inutilmente e in modo prima gentile poi offensivo di convincere il disastrato protagonista che tutto nel mondo è in ordine, e se lui ha tante disgrazie è perché se le merita, anche se non sa per che cosa. Il fallito dialogo è seguito da un vero e proprio “sproloquio” (cc.32-37) di un giovane fresco fresco di studi teologici, il quale zittisce tutti («Porgi l’orecchio, Giobbe, ascoltami, sta’ in silenzio e parlerò io») e pensa di difendere Dio dicendo che è tanto perfetto, in sé e nella sua creazione, che non si cura di quanti parlano credendosi sapienti («Si grida allora, ma egli non risponde… Dio non ascolta e l’Onnipotente non vi presta attenzione»).

Il testo lo smentisce subito facendo iniziare una doppia risposta di Dio a Giobbe «in mezzo all’uragano», con le quali Dio invita Giobbe dapprima (cc. 38-39) a vedere quanto nel mondo sussiste di strano, di caotico, di incoerente, e infine, quasi in una seduta di psicanalisi, gli proietta un filmino di primi piani muscolosi delle due bestie mitiche del caos (cc.40-41).

Quando Giobbe risponde per l’ultima volta (42,1-6) comincia ricordando la sfida di Dio ad ascoltarlo: «[Tu, o Dio, mi hai detto:] Ascoltami e io parlerò. Io ti interrogherò e tu mi istruirai!», per concludere (traduciamo letteralmente dall’ebraico): «Per ascolto di orecchi ti ho ascoltato, e ora i miei occhi ti vedono».

Disattendendo l’invito stesso messo in bocca Dio sull’importanza di un reciproco ascolto (esattamente il contrario dell’invito del giovane teologo), la traduzione ufficiale della Cei preferisce svalutare l’ascolto sognando una specie di visione diretta di Dio e traduce: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono». In una sola riga, la traduzione ufficiale riesce a cancellare il lungo e ineliminabile cammino di “ascolti”, che è, in fondo, l’intero libro di Giobbe.

In una chiesa di sentito dire,

sarà mai possibile, Signore,

per fratelli e sorelle,

prendersi in ascolto?

 

Antonio Pinna

Salmista ad Aristan

 

Quando Giobbe risponde per l’ultima volta (42,1-6) comincia ricordando la sfida di Dio ad ascoltarlo: «[Tu, o Dio, mi hai detto:] Ascoltami e io parlerò. Io ti interrogherò e tu mi istruirai!», per concludere (traduciamo letteralmente dall’ebraico): «Per ascolto di orecchi ti ho ascoltato, e ora i miei occhi ti vedono». Da INVITO A GIOBBE, Salmo 146 di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)

 

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